L’alimentazione selettiva (i bambini selettivi vengono anche chiamati picky eaters) è una delle più frequenti problematiche della crescita del bambino. Le conseguenze in alcuni casi possono essere particolarmente gravi per la salute del piccolo, ecco perché è indispensabile riconoscerla e sapere quando intervenire.
Alimentazione selettiva: di cosa si tratta?
Il processo di crescita di un bambino include tra le sue tappe fondamentali lo sviluppo di un personale senso del gusto. Superata la fase dello svezzamento, infatti, il bambino inizia ad approcciarsi a tantissimi nuovi cibi, di consistenze e sapori differenti, cominciando così a determinare ciò che gli è gradito e cosa no. Inizialmente questa scelta è determinata da pura familiarità, mentre nel prosieguo diventa sempre più autonoma, condizionata spesso anche da una certa propensione all’emulazione di coetanei e familiari.
È proprio quando il bambino comincia a scegliere in maniera indipendente cosa mangiare o meno che può sorgere un problema di alimentazione selettiva. Con questa espressione gli esperti sono soliti riferirsi alla manifestata tendenza dei piccoli a limitare la propria dieta a una ristretta selezione di alimenti, normalmente non più di dieci o anche meno, escludendo sovente quelli più sani. In questi contesti il bambino rifiuta qualsiasi tipo di cambiamento, che manifesta con capricci, disgusto e addirittura conati di vomito.
Quando è il caso di intervenire?
La manifestazione di una preferenza verso alcuni cibi, piuttosto che verso altri non è di per sé sintomo di un problema alimentare. Spesso il rifiuto è solo un modo per il bambino di esprimere la propria autonomia decisionale: tra i tre e i cinque anni, infatti, acquisisce finalmente consapevolezza del cibo e non si limita più ad assumere quanto datogli dal caregiver.
Tuttavia, quando la discriminazione alimentare comincia a riguardare intere categorie di alimenti indispensabili per una crescita sana, allora l’alimentazione selettiva è qualificabile come un vero e proprio disturbo, che può condurre a seri problemi di salute.
Per intervenire è innanzitutto necessario riuscire a identificare le ragioni scatenanti, che possono essere tanto di natura medica, quanto di tipo psicologico e addirittura ambientale. In questi casi il consulto con un professionista, pediatra o psicologo infantile, può rivelarsi determinante per la soluzione del problema. Per prevenirlo, comunque, è indispensabile che gli stessi genitori abbiano una dieta quanto più variegata e bilanciata possibile.
D’altronde è stato dimostrato che molti casi di l’alimentazione selettiva nei bambini sono accomunati da una tendenza pressoché omogenea nelle famiglie di appartenenza: in sostanza, sono i genitori, in primis, a non avere una dieta variegata, che il bambino di conseguenza emula. Per questo è indispensabile fornire una corretta educazione alimentare ai propri figli, così da identificare sin da subito i veri problemi e garantire loro il più sano futuro possibile.