Il neonato consegnato ad un soldato americano oltre il filo spinato che circonda l’aeroporto di Kabul sta bene. A cullarlo è stato un marine, che lo ha portato in un ospedale fino a quando non è stato riconsegnato al padre: ora sono tutti al sicuro.
Il neonato affidato ai soldati: l’immagine che fa la storia
Come in ogni crisi umanitaria ci sono immagini destinate a restare nell’immaginario collettivo e a definire quei momenti. Così, le braccia di un padre che consegna il proprio neonato ad un soldato, al di là del filo spinato che delimita l’Aeroporto Internazionale Hamid Karzai di Kabul, è diventata in breve tempo il simbolo della tragedia collettiva in corso in Afghanistan dopo il ritiro delle truppe occidentali e il ritorno al potere dei Talebani. Milioni di persone in giro per il mondo si sono commosse immaginando il dolore provato dai genitori al momento della separazione. Eppure hanno condiviso il loro gesto di amore estremo: quella era l’unica via di salvezza per il loro piccolo. Meglio affidarlo ai soldati, venendo a patti con l’idea che con ogni probabilità non avrebbero mai più rivisto il loro bambino, piuttosto che condannarlo ad un futuro sotto il regime talebano.
A Marine assigned to the 24th Marine Expeditionary Unit (MEU) calms an infant during an evacuation at Hamid Karzai International Airport, Kabul, Afghanistan, Aug. 20.
— Task & Purpose (@TaskandPurpose) August 20, 2021
(Photo: Sgt. Isaiah Campbell/USMC) pic.twitter.com/bmAz6sS0jG
Le cure del soldato e la famiglia riunita
La buona notizia è che quel bambino non è andato perduto. Il portavoce del Pentagono, John Kirby, come riportato dall’emittente Al Jazeera, ha fatto sapere che il neonato sta bene e che si trova insieme ai suoi genitori. A prendersi cura di lui sarebbe stato in particolare un marine americano. Questi, una volta preso il piccolo dalle braccia del padre, non lo ha più lasciato. Anzi, apprendendo dall’uomo dei problemi di salute del piccolo, si è premurato di farlo curare in un ospedale norvegese presente all’interno dello stesso aeroporto della capitale afgana. Qui il bimbo ha potuto ricevere tutte le terapie del caso e adesso sta bene. Insieme a lui, a tenergli la mano, c’è adesso il papà, cui è stato concesso di ricongiungersi con il figlio: entrambi, fortunatamente, sono al sicuro.
The chaos & fear of people is a testament to the international community’s role in AFG’s downfall & their subsequent abandonment of Afghan people. The future for AFG has bn decided for its people without its people’s vote & now they live at the mercy of a terrorist group. #Kabul pic.twitter.com/k4bevc2eHE
— Omar Haidari (@OmarHaidari1) August 19, 2021