Gravidanza nei Paesi in via di sviluppo: i rischi
Il tema della mortalità infantile e dei rischi per le donne in gravidanza nei Paesi meno sviluppati o in stato di guerra è un tema molto caldo anche nel 2016.
In tantissimi Paesi in tutto il mondo, per molte donne ancora portare avanti una gravidanza significa lottare ogni giorno contro la possibilità di morire per le relative complicazioni.
Un condizione non più accettabile, se consideriamo che nel Pianeta, donne e bambini sono le categorie più colpite da conseguenze drammatiche, nelle situazioni di crisi.
Benetton e Nazioni Unite a sostegno della gravidanza
Ed è per questo che Benetton e l’UNFPA, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, hanno presentato ad Istanbul lo scorso 23 maggio una campagna di comunicazione dal messaggio forte ed impattante: la campagna “Safe Birth Even Here”, ricorda al mondo che ogni giorno oltre 500 donne muoiono per problemi legati alla gravidanza o per complicazioni al momento del parto. Soprattutto nei Paesi poco sviluppati o colpiti da gravi crisi, o guerre.
UNFPA si schiera al fianco delle donne per favorire il loro accesso a sistemi sanitari paritari, a condizioni di vita migliorative specie se in dolce attesa, e le aiuta ad ottenere una educazione sessuale adeguata per prevenire condizioni critiche.
Women Empowerment Program: Benetton per le donne
Benetton, in aggiunta, da sempre sensibile a tematiche umanitarie, si è dimostrata ancora una volta attenta ai problemi della donna e pronta a combatterli concretamente: oltre a firmare la campagna “Safe Birth Even Here”, infatti, il popolare brand di abbigliamento ha lanciato il Women Empowerment Program, ovvero un programma dedicato a raggiungere la parità di genere, a favorire l’emancipazione femminile e ad aumentare la consapevolezza e la forza delle donne di tutto il mondo.
Perché dare la vita non può più essere sinonimo di mettere a repentaglio la propria e 500 vittime ogni giorno sono davvero troppe!
Benetton fa le campagne per le donne incinte e poi usa i bambini nelle fabbriche negli stessi paesi poveri…bella la coerenza