Il parto gemellare nel 40% dei casi avviene naturalmente, mentre nel 60% è necessario ricorrere al Taglio Cesareo. Ad ogni modo è bene che la futura mamma viva la propria gravidanza in pieno relax, senza convincersi del fatto che mettere al mondo dei gemelli sia necessariamente sinonimo di complicazioni. È infatti necessario sfatare un falso mito: il parto gemellare non è né più lungo né più doloroso di quello normale. Addirittura la fase espulsiva potrebbe risultare più agevole, in quanto i gemelli sono generalmente più piccoli rispetto agli altri neonati.
Se il parto gemellare è naturale
Il parto naturale è possibile qualora la gravidanza giunga al termine senza complicazioni. In questo caso si procederà con la nascita del primo gemellino (il quale deve essere necessariamente in posizione cefalica, ovvero con la testa rivolta all’ingiù) e poi si affronterà quella del secondo: se quest’ultimo è podalico (cioè con la testa rivolta verso l’alto) non dovrebbe avere problemi a passare per il canale del parto, in quanto il primo gemello gli ha “spianato” la strada. Nel caso in cui si trovi in posizione trasversale è necessaria una manovra ostetrica per facilitarne l’espulsione.
Il parto gemellare spontaneo, generalmente, viene indotto alla trentasettesima settimana, al fine di evitare che lo sviluppo di uno dei due o di entrambi si arresti.
Quando si ricorre al parto cesareo
Le principali circostanze che determinano il ricorso al parto cesareo sono le seguenti:
1 – il primo gemello si presenta in posizione podalica;
2 – l’esame ecografico ha rilevato una placenta previa: cioè a dire che la placenta è collocata nella parte bassa dell’utero, coprendo in parte o totalmente l’orifizio uterino;
3 – si calcola che il peso di uno dei due bambini al momento della nascita è inferiore di oltre il 25% al peso del proprio gemellino;
4 – si rileva nei gemelli monozigoti (ovvero quelli che derivano dalla medesima cellula uovo) la cosiddetta sindrome di trasfusione feto-fetale, ovvero una patologia della placenta per cui un gemello riceve troppo sangue (rischiando il collasso cardiaco) e l’altro troppo poco (rischiando l’insufficienza cardiaca).