“Sarà difficile vederti da dietro sulla strada che imboccherai, tutti i semafori, tutti i divieti e le code che eviterai… sarà difficile mentre piano ti allontanerai a cercar da solo quello che sarai…”
Nell’espressione “mettere al mondo un figlio“, forse non lo avete notato, ma c’è qualcosa di più grande del semplice parto in sé. Tu un figlio lo metti al mondo ma non è tuo. Tu lo lavi, lo sazi, la vesti, lo educhi o almeno ci provi e fai tutto questo con la consapevolezza che niente di tutto ciò ti appartiene davvero, lo fai per lui affinché sia pronto un giorno a vivere la sua vita come più preferisce.
Questa cosa a me non l’avevano mica detta. Mi avevano detto come allattarlo e addormentarlo, come curare la tosse e la febbre, ma che avrei fatto tutto questo per vederlo andare via un giorno e quanto sarebbe stato difficile vederlo allontanare sempre di più, no. Per questo dico sempre “lui è mio figlio, ma mio non è“. Noto che per molte mamme è davvero facile dire “Non vedo l’ora che se ne vada a scuola!“, un po’ meno facile trattenere le lacrime per una recita scolastica o per la partenza del figlio per una gita di due giorni. Altrimenti non riuscirei nemmeno a spiegarmi le lacrime nel giorno in cui lo accompagnano all’altare.
Queste sono riflessioni che faccio da tempo e adesso capisco veramente qual è la più grande difficoltà che una madre debba superare. Al di là di qualsiasi sforzo fisico, al di là del fatto che sia davvero sfiancante prendersi cura di un bambino o anche due o tre, una casa, un marito e molto spesso un lavoro, credo fermamente che la cosa più difficile per una mamma sia accettare.
Accettare che un giorno avrà ben finito il suo lavoro di educatrice e che suo figlio le lascerà la mano. Mi rendo conto che sto insegnando a mio figlio come mangiare composti a tavola per quando pranzerà alla mensa dell’asilo; a fare la pipì senza sporcarsi per quando sarà a scuola ed io non sarò lì ad accompagnarlo e pulirlo. Gli insegno le buone maniere per il “dopo”, quel dopo dove non saremo insieme io e lui ma sarà solo lui.
A volte vorrei tanto non dovergli spiegare tutto questo per tenerlo legato a me ancora per un altro po’… Vorrei che lui avesse bisogno di me, perché è bello sapere che per lui momentaneamente sono un punto fermo e sicuro. A volte vorrei proprio che lui non crescesse, per poterlo coccolare e abbracciare in qualsiasi momento proprio come faccio adesso.
Sono egoista, vero? Lo so… e se condividete i miei sentimenti non amareggiatevi. In questo egoismo io trovo tanto di quell’amore che mi viene un nodo alla gola, perché io vinco l’egoismo e continuo a svolgere il mio compito di madre senza esitazioni. Continuo a lanciarlo nel mondo con entusiasmo, fingendo di non sentire già ora nostalgia della sua mano. In fondo.. è così che deve andare no?
Credo sia quello che ogni mamma ha nel cuore. Li amiamo e pcerchiamo di non pensare che un giorno prenderanno la loro strada. Ma è difficile non pensarci. Io guardo le mie cucciole che seppur piccole han giá fatto “grandi scoperte” e comunque gg dopo gg crescono e sono sempre piú indipendenti. ❤❤
ho letto attentamente e mi sono venute le lacrime.ai saputo mettere per iscritto cio che il mio cuore prova