Prima si buttava, poi si inceneriva, a volte si conservava, ora si venera, riconoscendone il suo portato nutritivo e lenitivo per il bambino: stiamo parlando della placenta, il sacco che favorisce gli scambi tra mamma e feto, e che nutre il bambino lungo i 9 mesi della gestazione.
La placenta è vitale per il bambino
Se a tutti è chiara l’importanza della placenta all’interno del ventre materno, in pochi si sono domandati che ruolo abbia questo sacco vitale una volta che il piccolo è nato.
Lotus Birth: un rituale controverso
Sempre più spesso, negli ultimi anni, abbiamo sentito parlare di Lotus Birth: una pratica dolce che evita di tagliare il cordone ombelicale al piccolo dopo il parto, lasciando il neonato attaccato alla sua placenta per il tempo necessario. Dopo circa 5 giorni, infatti, il cordone ombelicale si stacca in maniera naturale dal bambino, segno che il loro rapporto di scambio, nutrimento ed ossigenazione è davvero terminato ed il piccolo è pronto per affrontare il mondo con le sue sole forze.
Mamme Maori: seppellire la placenta come rito
Oltre a questo rituale, ce n’è un altro molto interessante e dolce, che riguarda le tradizioni delle mamme Maori. Nella lingua del popolo neozelandese, placenta significa terra: per questo motivo il sacco viene onorato e rispettato – alla placenta, infatti viene riconosciuto un grande potere nel donare nutrimento spirituale, emozionale e fisico alla natura circostante – e dopo il parto viene sotterrato in un luogo simbolico ed importante per la famiglia, per favorire la nascita di nuove forme di vita.
Spesso, la placenta viene seppellita nel luogo dove il bambino vivrà, a simboleggiare l’arrivo di un nuovo membro all’interno della collettività.
E poi? Nel punto in cui viene seppellita la placenta spesso i neo-genitori piantano un albero, per segnare il territorio e lasciare che la placenta, altamente nutritiva, generi ancora vita.
Un fenomeno antico, ma che sta tornando di grande attualità anche nelle culture occidentali. Ci avreste mai pensato?