Mi sono abituata a sentire il tuo pianto. Acuto e tuonante, certe volte aggressivo e delle altre più mite. Il pianto è la prima cosa che ho conosciuto di te appena mi hanno permesso di guardarti da vicino, quando eri sul mio petto e, senza avere il coraggio di accarezzarti per la paura di farti male, scendevano anche le mie lacrime.
I primi giorni in ospedale ti sei fatto sentire poco e quello stridio della tua voce mi sembrava musica per le orecchie. Con il tempo ho cambiato idea e ho capito che il pianto è la cosa peggiore che si possa sentire, è così straziante da far perdere la pazienza alla persona più quieta.
In questi mesi di te ho avuto il tempo per ricredermi su tante cose, sulla bellezza di vivere delle tue scoperte e godere senza filtri di ogni momento della giornata, anche il peggiore fatto di sonno arretrato e stanchezza.
Dal pianto siamo passati al sorriso, arrivato già nel primo mese di vita, e ha illuminato le giornate buie quando la solitudine per la famiglia lontana rendevano il più bel momento con te anche quello più malinconico.
Dai pianti ai sorrisi, dai sorrisi alle tante scoperte. Poi hai tirato fuori la tua voce ed è cambiato tutto. Perché se prima ero convinta che un pianto potesse regalarmi la magia di ascoltare delle emozioni, sentire la tua voce è stato uno dei momenti più belli di questi undici mesi insieme.
Da un “ma…mma” arrivato all’improvviso a un sillabare comico che di giorno in giorno diventa la tua comunicazione più bella. Ogni suono è la mia musica, il cd che accendo per rilassarmi. E lo ascolto senza interruzioni come il classico disco rotto, che in questo caso non diventa una cantilena ma rinvigorisce il mio umore. Perché la tua voce non è più un pianto che trapana le orecchie ma un dolcissimo sillabare che mi intenerisce ogni volta che sento “iaaaa iaiaiaia bababa“.
E forse è banale, forse sono una mamma che si aggrappa a delle piccolezze, ma io non immaginavo potesse essere così. Non immaginavo che sentire la tua voce mi trasmettesse questo carico di emozioni. Che questo magico linguaggio potesse aiutarmi a conoscere meglio ogni parte di te.
E allora ho capito che la tua voce non è solo pianto. È sorrisi che con i mesi crescono d’intensità, che raccontano il tuo divertimento quando ti rincorro o la tua felicità se faccio un “cucù”. È suoni improvvisi con vocalizzi, strilli o gorgoglii incomprensibili che mi fanno morire dal ridere. Ma è anche dire mamma a squarciagola per cercare il mio viso se sono in un’altra stanza. Sentire la tua voce è scoprirti ogni giorno e vederti cambiato, cresciuto all’improvviso. È sapere che sei più ricco dentro, più grande.
Mi concentro su questa tua voce di ora sperando che il tempo non passi troppo in fretta per farmi perdere il sapore di quest’emozione. Attendo il prossimo passo insieme e nel frattempo mi godo ogni goccia di te, colma di suoni e sorrisi.