Terminato il periodo di maternità, una delle maggior preoccupazioni delle neomamme riguarda le modalità di conciliazione tra lavoro e allattamento al seno del bambino.
Allattamento e lavoro: cosa dice la legge
La legge 30/12/1971 n. 2014 e il D.P.R. 25/11/76, a proposito della “Tutela delle lavoratrici madri”, concedono alle madri che lavorano due permessi al giorno di un’ora ciascuno (anche cumulabili) fino al primo anno di vita e questi orari raddoppiano in caso di gemelli. Se l’orario di lavoro è inferiore alle sei ore, invece, le mamme lavoratrici possono usufruire di una sola ora di permesso oppure di due mezze ore qualora il datore metta a disposizione un’apposita camera per l’allattamento.
Allattamento e lavoro: come conservare il latte materno
Combinare allattamento e lavoro è possibile, basta seguire gli opportuni accorgimenti e cercare di organizzarsi nei migliori dei modi, ecco qualche consiglio:
È importante programmare l’allattamento e se non è possibile essere presenti tutte le volte che il bambino ha bisogno di latte, una valida alternativa consiste nella conservazione del latte materno in frigo o in freezer. È preferibile fare una buona scorta di latte, che può essere tirato sia manualmente che con appositi macchinari. Il latte, infatti, può essere conservato in frigo massimo settantadue ore, mentre in freezer fino a sei mesi. In questo modo il bambino può essere nutrito da un’altra persona attraverso il biberon, ottenendo comunque tutti i benefici del latte materno.
Allattamento e lavoro, come usare il tiralatte
Proprio per questo motivo si consiglia, già prima di tornare a lavoro, di iniziare a usare il biberon almeno in coincidenza con i successivi orari lavorativi e di cominciare a fare pratica con il tiralatte, in modo che mamma e bambino siano già allenati al momento del rientro.
Prima di ritornare a lavoro è importante inoltre simulare delle giornate lavorative, ad esempio lasciando per qualche ora al giorno il bimbo dai nonni. In questo modo sia la mamma che il bambino si abituano gradualmente al distacco.
Allattare anche durante il lavoro: questione di orari
Se si ha un lavoro con orario full-time, potrebbe essere opportuno iniziare con un orario part-time orizzontale per passare gradualmente ad un orario continuato. In questo modo sia la mamma che il bambino si adattano senza troppi scombussolamenti al ritorno a lavoro.
Una volta rientrate a lavoro, è fondamentale riuscire a programmare le poppate: se si saltano molte sessioni di allattamento si rischia di far terminare anticipatamente la produzione di latte. Proprio per questo motivo è preferibile nei giorni in cui si rimane a casa, come giorni festivi o week end, non utilizzare il biberon e allattare esclusivamente al seno. Allo stesso tempo, la mamma dovrebbe tirare il latte anche a lavoro, possibilmente negli orari in cui il bambino a casa sta poppando dal biberon.
Allattamento: come parlare al datore di lavoro delle esigenze materne
A questo proposito, è bene parlare con il capo e i colleghi di lavoro per spiegare le proprie esigenze e trovare di comune accordo delle soluzioni. In molti posti di lavoro si possono creare degli ambienti puliti e riservati per l’allattamento o ideali per tirare il latte, come ad esempio uno sgabuzzino o un ufficio in disuso.
Una soluzione alternativa consiste nel lavorare da casa o nel valutare una formula di lavoro alternativa al full-time. Ormai il telelavoro è una pratica molto diffusa e può rivelarsi davvero utile sia per la mamma che per lo stesso datore.
Qualunque sia la soluzione adottata, un aspetto fondamentale resta la capacità di far fronte alle proprie priorità. Le cose da fare sono molte, ma il bambino, il partner e gli eventuali altri figli sono più importanti di qualsiasi altra cosa.