È davvero struggente la storia che Erika, mamma blogger, racconta al Corriere della Sera, nella sezione amori moderni. È la storia di un dolore e di una speranza, di un amore che va oltre la vita.
Narra della sua piccola Elìa, nata morta a 20 settimane. Un trauma che nessuno è pronto ad affrontare, e che lei racconta con dolore contenuto e con grande delicatezza. Dice che lo ha affrontato insieme al marito e che insieme l’hanno accolta e le hanno detto addio. Il medico ha tentato di tirarla su di morale, le ha detto che deve farlo per le altre figlie, e che non deve perdere tempo a piangere per chi non c’è.
Parole di dottore, che probabilmente invece di aiutare rendono ancora più pesante il dolore di una mamma.
E come si fa ad affrontare questo dolore? A guardare in faccia le bimbe in casa senza cercare in esse traccia del viso che non nascerà mai? E allora bisogna cercare uno spazio dove seppellire la piccola, e imparare a fare senza di lei.
E dopo poco tempo nasce Noah, a 15 settimane. Ed Erika inizia a sentirsi non più madre ma tomba. Ora purtroppo conosce già il dolore dell’assenza, conosce il dover cercare un luogo dove mettere a dormire per sempre la piccola di cui non sentirà mai la voce.
E ci dice una grande verità. I figli sono tutti uguali: morti e vivi ed è impossibile non amarli. Piano piano cerca di superare il lutto di risalire da un gorgo che sembra inghiottirla.
E poi il racconto fa un balzo nel tempo. Sono passati mesi: lei è di nuovo in ospedale con accanto il marito, ha fiducia e spera che le cose vadano bene.
E finalmente nasce un altro cucciolo: ma sano e vivo.