Triste primato per l’Italia rilevato dall’Istat: risulta essere, infatti, il Paese europeo in cui si ricorre più spesso al parto cesareo in luogo di quello naturale. Questo trend fa parte del più ampio fenomeno della cosiddetta medicalizzazione della maternità che, talora, appare come una vera e propria forzatura dell’evento nascita.
Partendo dal presupposto che la nascita sia un evento del tutto naturale, il fatto che in Italia esso venga trattato come un momento altamente medicalizzato, ovvero che si ricorra sempre più spesso a pratiche mediche invasive (come le terapie farmacologiche, gli esami diagnostici in eccesso e il parto cesareo), dovrebbe destare una profonda preoccupazione. Basti pensare che negli anni si è passati dall’assistenza esclusiva dell’ostetrica, con l’intervento del medico solo in caso di necessità, all’assistenza da parte del medico anche nei casi in cui non sono stati evidenziati pericoli di sorta. Ne consegue che sono aumentati in maniera significativa le prescrizioni di esami e di analisi diagnostiche, anche quando non ce n’è la necessità.
Ricorso al taglio cesareo: il picco nel Mezzogiorno d’Italia
A parità di condizioni cliniche delle partorienti, le regioni italiane in cui si ricorre con più frequenza al taglio cesareo sono: la Campania (62,41), la Sicilia (50,60), la Puglia (46,12), il Molise (45,05) e la Basilicata (42,06). Nelle regioni settentrionali, invece, il ricorso al cesareo, è molto meno diffuso.
Una cosa è certa: l’origine della eccessiva medicalizzazione del parto può essere attribuita a diverse circostanze (ovviamente ci riferiamo sempre a quei casi in cui il taglio cesareo non sia necessario per salvaguardare la salute del bambino e della mamma):
- il taglio cesareo dura meno di quello naturale;
- il taglio cesareo può essere programmato e gli operatori sanitari non rischiano di essere svegliati nel cuore delle notte a causa delle doglie di una paziente;
- il cesareo è più remunerativo per un ospedale rispetto al parto naturale;
- spesso sono le stesse donne ad esprimere il desiderio di ricorrere al cesareo per evitare inutili sofferenze e per mettere al riparo se stesse e il nascituro. In questo caso è inevitabile non pensare a una manipolazione mirata da parte dei ginecologi.
Alla luce di questi dati è assolutamente necessario non considerare più il parto come una malattia, ma come un evento fisiologico e assolutamente naturale.