8 gennaio 2025 –
Il tragico caso di pochi giorni fa a Bari continua a suscitare profondo sgomento nella comunità. Un neonato è stato trovato privo di vita all’interno della culla termica presso la chiesa di San Giovanni Battista a Bari, il 2 gennaio.
La culla per la vita a Bari e l’improvviso ritrovamento
L’episodio ha avuto un forte impatto sull’opinione pubblica, poiché questa particolare culla per la vita, entrata in funzione nel 2014, aveva già permesso il salvataggio di due neonati, rispettivamente nel 2020 e nel 2023.
Le culle per la vita in Italia sono culle termiche collocate spesso presso ospedali o chiese per aiutare i genitori in difficoltà di affidare i loro neonati, quando non possono prendersene cura. Le culle per la vita presenti sul territorio italiano, circa una sessantina, sono censite da Culleperlavita.it, che si appoggia al Centro di Ascolto alla Vita. Sono una versione moderna della “ruota degli esposti” e grazie alla tecnologia permettono di tenere al caldo il neonato finché non arrivano gli operatori.
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Purtroppo, nel caso del piccolo ritrovato senza vita a Bari, qualcosa non ha funzionato. Il piccolo è probabilmente morto per ipotermia, anche se sarà l’autopsia a verificarlo. A scoprire il piccolo è stato il titolare di un’agenzia funebre, presente in chiesa per motivi di lavoro. Di fronte a una scena così drammatica, l’uomo ha offerto di pagare le spese per la sepoltura del piccolo, che non era stato riconosciuto né battezzato.
Le anomalie della culla termica
Inizialmente la Procura di Bari aveva avviato un’indagine per abbandono di minori a carico di ignoti. Tuttavia, l’ascolto del parroco e del tecnico, unitamente alle risultanze investigative, ha portato i magistrati a modificare il reato ipotizzato in omicidio colposo. Questa recente svolta ha colto molti di sorpresa, poiché potrebbero esserci state mancanze rilevanti nella manutenzione o nella gestione della culla termica.
Secondo le indagini preliminari, il dispositivo non avrebbe inviato nessun avviso al parroco, come invece era avvenuto nelle occasioni precedenti. Di norma, infatti, il sistema prevede un sensore che, al rilevamento di un neonato al suo interno, attiva il riscaldamento e fa partire una chiamata al cellulare del sacerdote.
Le autorità hanno anche evidenziato che la culla non risulta essere collegata con il Policlinico di Bari, sebbene alcune informazioni diffuse in passato lasciassero intendere il contrario. Nel mese di dicembre si erano verificati brevi blackout nella parrocchia, circostanza che aveva reso necessario l’intervento del tecnico incaricato. Proprio quest’ultimo, insieme al parroco della chiesa, risulta ora indagato.
Nelle prossime ore sarà eseguita l’autopsia sul corpicino, affidata a un docente specializzato in Medicina legale del Policlinico locale. Questo esame, cruciale per comprendere le cause del decesso, potrebbe fornire elementi determinanti per confermare o smentire eventuali responsabilità a carico degli indagati.
Le parole del parroco
La vicenda ha profondamente segnato la parrocchia e il sacerdote, il quale ha confidato di vivere “un’esperienza traumatica”. La comunità locale si è stretta intorno al dolore e all’incredulità per quanto accaduto, ribadendo l’importanza della “culla per la vita” e dei progetti di protezione per i neonati in situazioni di difficoltà.
La tragica morte del bambino, di appena un mese, e il coinvolgimento del parroco pongono l’attenzione su un tema delicato: la necessità di garantire una corretta gestione e manutenzione di questi dispositivi pensati per salvare vite.
Ricordiamo anche che in Italia è garantito il parto anonimo, che permette alla madre di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell’ospedale in cui è nato, in tutta sicurezza.