18 dicembre 2024 –
Negli ultimi anni, il tema del congedo di paternità è entrato con maggiore insistenza nel dibattito pubblico italiano. Oggi i padri lavoratori dipendenti, sia del settore pubblico sia di quello privato, hanno a disposizione dieci giorni di astensione obbligatoria dal lavoro con retribuzione piena.
Ma l’Italia resta comunque ben al di sotto della media europea di 2,2 settimane di congedo per i neo papà. In questi giorni si è discusso se inserire un emendamento nella legge di bilancio, per portare gli attuali 10 giorni di congedo a un mese. Purtroppo non è passato, ma si è sbandierato molto il Bonus per le nuove nascite, ovvero un contributo una tantum, solo per i nati dal 1° gennaio 2025 e per i nuclei familiari con ISEE sotto i 40mila euro.
Estensione del congedo di paternità: l’attesa di una riforma
Questi possono essere fruiti sia nel periodo immediatamente precedente la nascita, sia nei mesi successivi. A questo pacchetto si aggiunge un ulteriore congedo facoltativo di dieci mesi complessivi, ripartibile tra entrambi i genitori fino ai 12 anni di età del figlio. Tuttavia, il quadro nazionale appare ancora lontano dalla prospettiva di un ampliamento “europeo” dell’istituto, come auspicato dal Family Act del 2022.
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Il testo del Family Act, approvato a maggio 2022, impegnava il governo italiano a introdurre entro il 12 maggio 2024 nuove misure capaci di estendere e rafforzare il congedo di paternità. In particolare, si puntava a un periodo obbligatorio più esteso e garantito per tutti i papà lavoratori, senza distinzioni di categoria professionale. L’obiettivo: un minimo di due mesi di congedo parentale non cedibile all’altro genitore, sul modello delle esperienze diffuse in molti Paesi europei.
Al momento, però, questo impegno non ha ancora prodotto risultati concreti, mantenendo l’Italia sotto la media UE dove, in genere, si raggiungono almeno 2,2 settimane di astensione per i neo padri.
Un utilizzo ancora limitato del congedo
Nonostante la possibilità di ricorrere al congedo di paternità, molti padri in Italia non ne approfittano. Nel 2022, secondo i dati INPS, 173.223 padri hanno effettivamente utilizzato il congedo obbligatorio, registrando un incremento dell’11% rispetto all’anno precedente e superando nettamente i numeri del 2013. Tuttavia, solo il 64% dei potenziali beneficiari ne usufruisce effettivamente. Un quadro che segnala un bisogno di interventi non solo legislativi, ma anche di tipo culturale, un aspetto cruciale per incoraggiare tutti i padri ad esercitare questo diritto e per estenderlo a professionisti e autonomi.
Guardando alla fruizione effettiva dei congedi di paternità, emergono forti disomogeneità a livello territoriale. Il Nord registra percentuali di utilizzo molto elevate, con province del Nord-Est in testa, mentre in alcune aree del Sud si scende al di sotto del 30%. Queste differenze, oltre a riflettere condizioni economiche e occupazionali differenti, rispecchiano anche modelli culturali meno propensi a riconoscere nel congedo di paternità un diritto acquisito e fondamentale per l’equilibrio famiglia-lavoro.
L’appello dei papà
Recentemente, l’UNICEF ha consegnato all’esecutivo italiano una petizione con 48mila firme, chiedendo tempi di astensione più lunghi, retribuzioni più eque e un allineamento alla media europea.
E tanti papà, influencer o meno, si stanno mobilitando per chiedere l’estensione del congedo. Tutto questo, perché l’Italia è indietro anni luce e se si vuole in un qualche modo incentivare la natalità e ridurre il gender gap, si fa attraverso riforme strutturali e non bonus una tantum. Bonus che per qualche anno ci sono, poi cambiano nome, poi cambiano importo e modalità… e poi non ci sono più. Il supporto alle famiglie deve essere strutturale.
Come recita anche l’appello di Guida Senza Patente, “prima o poi otterremo ciò che negli altri paesi non solo è già legge ma ha dimostrato di avere effetti benefici su famiglia, gender gap, occupazione femminile e dimissioni delle donne dal mondo del lavoro quando diventano mamme. Ah, ovviamente ha effetti benefici sulla natalità, ma qui si continua a preferire slogan, invettive contro le donne che non fanno figli piuttosto che puntare a una genitorialità condivisa e paritaria”.
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Tuttavia secondo Lia Quartapelle, deputata che ha proposto un disegno di legge per equiparare i congedi di paternità a quelli delle madri, garantendo tre mesi obbligatori retribuiti al 100% a tutti i padri, servirebbero fra 1,5 e 2 miliardi di euro. Una cifra importante, che rende evidente come il problema non sia solo normativo, ma di priorità politica e di capacità di investimento nel lungo periodo.