Che oggi un parto naturale fatto in modo naturale faccia notizia la dice lunga sui tempi in cui viviamo. Quello che dovrebbe essere ordinario è diventato straordinario, ma ciò che importa è che le donna sia finalmente arrivata a ottenere il rispetto del suo parto e il neonato della sua nascita.
Le posizioni altalgiche durante il parto
Succede all’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, a Salerno, dove grazie all’equipe medica del dottor Raffaele Petta, direttore del reparto Gravidanza a rischio, assistito dalle ostetriche Giovanna La Rocca e Marilena Labano, una donna salernitana ha partorito in modo “insolito”, ma meravigliosamente naturale. Il piccolo è nato qualche settimana fa e pesava 3.390 grammi, in buona salute. Il parto ha del singolare poiché viene classificato come parto accovacciato o parto attivo, vale a dire che la donna non è più costretta a stare in posizione supina, bensì può muoversi e trovare la posizione che la fa sentire meglio.
Il parto accovacciato : una memoria ancestrale quasi perduta
Ora, il parto attivo o parto accovacciato non è certo di una novità, in altre strutture si può già partorire in posizione accovacciata che, ricordiamo, è anche la più naturale e fisiologica. Purtroppo, invece, in altre strutture ospedaliere ancora, alla richiesta di partorire in modo diverso da quello ormai in auge da troppi anni, la risposta è un secco “no, non si può, non siamo pronti per questa evenienza”. Insomma, la donna in certi ospedali non può assecondare le richieste del suo corpo, nemmeno se compila un piano del parto.
Fortunatamente la modalità del parto accovacciato ora fa parte anche della realtà del Ruggi, dove si sono mostrati particolarmente sensibili alla tematica. Proprio qui, infatti, esiste una Dipartimento diretto dal Dottor Roberto Lovieno dedicato all’umanizzazione del parto. Da qui è patito un progetto coordinato dalla dottoressa Antonella Maisto in collaborazione con l’Università e dal titolo 600 grammi di umanità, dedicato all‘umanizzazione del parto e al neonato prematuro.
Quello che lascia un po’ l’amaro in bocca è che questa dovrebbe essere la routine, invece ancora in troppi ospedali si persiste con pratiche antiquate e dannose, come la tricotomia, forcipe e il clistere, oltre che a costringere la donna al parto in posizione supina, una delle posizioni più innaturali e dolorose.
Beata te! So che spesso non succede anzi!!
io ho partorito due figli in questo modo all’ospedale Belcolle di Viterbo dove è una routine seguire e assecondare le esigenze della partoriente!