17 aprile 2024 –
La scuola dell’infanzia comunale Grosso di Bologna a accolto con entusiasmo otto bambini spagnoli tra i 3 e i 6 anni, provenienti dalla scuola “Escuela de Educación Infantil La Julianita” di Aracena, nell’ambito di un innovativo progetto Erasmus+ denominato “Baby Erasmus“.
Per un’intera settimana, dal 8 al 12 aprile 2024, i piccoli ospiti hanno avuto l’opportunità di immergersi in un ambiente nuovo e stimolante, ricco di attività e giochi che hanno favorito l’interazione e la scoperta reciproca. Questa esperienza pilota potrebbe aprire la strada a futuri scambi culturali per i piccoli studenti italiani, ispirati dai loro coetanei spagnoli. Nonostante il successo e le intenzioni positive, l’iniziativa ha suscitato anche delle critiche.
Scambio culturale precoce: opportunità e sfide
Il 8 aprile, l’arrivo a Bologna dei bambini spagnoli ha dato il via a una settimana intensa di attività interculturali.
Accompagnati dai loro genitori e da tre insegnanti, questi piccoli ospiti hanno partecipato a varie attività organizzate dalla scuola ospitante, inclusi percorsi naturalistici, tour culturali del centro storico e spettacoli teatrali. Tali momenti hanno permesso ai bambini di scoprire un ambiente diverso e di interagire con coetanei stranieri, abbattendo le barriere linguistiche mediante il gioco e la creatività.
L’obiettivo del progetto, come sottolinea l’assessore alla Scuola del Comune di Bologna, Daniele Ara, era quello di “mettere in dialogo i servizi, le famiglie e i bambini accomunati da un’idea di Europa che collabora e investe su un futuro di convivenza e sviluppo sociale”.
“Queste prime giornate stanno andando benissimo”, ha commentato Alessia Cingolani, pedagogista e responsabile dei progetti internazionali dell’area Educazione del Comune di Bologna:
Bimbi, insegnanti e famiglie spagnoli stanno apprezzando molto i nostri spazi esterni. I bambini hanno giocato insieme come se si conoscessero da sempre con le carriole, nella sabbiera, negli orti; si parlano in italiano e in spagnolo, si capiscono con grande spontaneità. Ci hanno già invitati in Spagna e speriamo di poter realizzare questo scambio.
Un modello da replicare e ampliare
Il successo di questa iniziativa pilota apre la strada a future esperienze di mobilità all’estero per i bambini della fascia d’età 3-6 anni.
Il “Baby Erasmus” aspira a diventare un modello di scambio culturale bilaterale. Si prevede che presto anche i bambini di Bologna possano vivere esperienze simili in Spagna, aprendo la strada a un dialogo culturale che coinvolge educatori e famiglie, arricchendo l’esperienza educativa di tutti i partecipanti.
Alessia Cingolani ha lodato l’impatto dell’interazione tra i bambini:
“‘empatia e la curiosità mostrate superano ogni barriera linguistica. La spontaneità con cui hanno formato legami dimostra il potenziale educativo del gioco.
La dottoressa ha anche evidenziato come siano già in programma future visite reciproche, sostenute dai finanziamenti del programma Erasmus+ per promuovere una più ampia comprensione interculturale.
L’impegno del Comune di Bologna, come spiega la dottoressa Cingolani, è quello di “mettere al centro il concetto di educazione democratica europea” e di promuovere scambi interculturali che favoriscano la crescita e l’apprendimento dei più piccoli.
Tra entusiasmo e perplessità: un dibattito aperto
Il progetto “Baby Erasmus” ha suscitato grande interesse e apprezzamento da parte di molti, ma non è mancato di generare anche alcune perplessità, in particolare sulla sua idoneità per bambini in età prescolare.
Alcuni critici e genitori hanno espresso preoccupazioni per il potenziale stress causato dall’adattamento a un ambiente estraneo e lontano dalla routine quotidiana dei bambini. Si è anche discusso sull’allocazione dei fondi pubblici per tali iniziative, stimolando un dibattito sulla necessità e l’efficacia di esporre i bambini così piccoli a esperienze di mobilità internazionale.
Queste discussioni hanno acceso un dibattito più ampio sulla validità e sul timing di tali programmi, con alcuni esperti che suggeriscono di riservare esperienze simili per età scolastiche più avanzate.
Queste dinamiche invitano a una riflessione profonda sull’equilibrio tra nuove opportunità educative e il rispetto dei ritmi naturali dell’infanzia. Voi cosa ne pensate?