5 aprile 2024 –
È di questi giorni la notizia di una sentenza rivoluzionaria nell’ambito dell’affido condiviso e dell’assegnazione della casa: la Corte d’Appello di Torino ha assegnato la casa familiare ai figli e stabilisce che siano i genitori a dover cambiare residenza, dandosi il cambio nella gestione dei figli, e lasciando così i figli nella tranquillità e sicurezza della casa familiare.
Questa scelta innovativa si sta via via affermando nelle decisioni dei giudici, capovolgendo la consuetudine dell’assegnazione dei figli e della casa post-divorzio, mettendo al centro la tutela del benessere dei bambini.
Il caso e l’equilibrata decisione della Corte d’Appello di Torino
Il caso prende il via al tribunale di Cuneo, in un caso di affido condiviso: il giudice aveva già deciso che le due figlie minori della coppia, di età compresa tra 4 e 7 anni, dovessero rimanere nella casa coniugale, imponendo ai genitori di alternarsi nella loro presenza.
Questa sentenza, quasi salomonica, mirava a tagliare la testa al toro riguardo l’assegnazione dell’abitazione, un punto che è spesso fonte di attrito nelle cause di separazione.
La rivendicazione da parte di entrambi i genitori – la madre, per il suo ruolo predominante nella vita quotidiana delle bambine, e il padre, desideroso di sfidare la presunzione che veda sistematicamente assegnati i figli (e di conseguenza la casa) alla madre – ha reso il caso particolarmente complesso.
Con il decreto 314/24, la sezione Famiglia e Minori della Corte d’Appello di Torino ha affermato questa disposizione, riconoscendo soprattutto la necessità di preservare per i figli un contesto familiare conosciuto e sereno, evitando le consuete trasferte a casa dell’altro genitore.
Inoltre riconosce allo stesso tempo l’importanza del supporto emotivo e fisico di entrambi i genitori.
I giudici hanno posto particolare enfasi sul valore del legame affettivo dei bambini con madre e padre, ritenuti egualmente in grado di fornire un ambiente di cura, protezione e conforto. Questa scelta non sarà probabilmente la prassi d’ora in poi, per la sua difficile gestione di 3 domicili di fatto, ma presenta una novità, anche se ci sono stati alcuni precedenti.
Affido condiviso: la salvaguardia del benessere dei figli
La problematica dell’assegnazione della casa a seguito di un divorzio ha da sempre sollevato dibattiti accesi, oscillando tra la convenzione di favorire le madri, maggiormente coinvolte nell’educazione dei figli, e le prospettive più recenti che propongono l’assegnazione anche ai padri. Ampio dibattito era stato acceso dal Senatore Pillon nel 2019 proprio con il ddl Pillon, che però non ha mai visto la luce.
La proposta di riforma del diritto di famiglia, molto sostenuto allora dai padri separati e criticato dalle associazioni anti-violenza, mirava infatti a garantire la bigenitorialità a tutti i costi, un equilibrio tra le due parti che però rischiava di superare la considerazione sul benessere dei figli, e anche delle madri, soprattutto in casi di maltrattamenti.
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La sentenza della Corte di Appello di Torino, concentrandosi su un caso specifico però fa riflettere su come possiamo mettere nuovamente i bambini al centro della questione dell’affido condiviso, offrendo loro maggiore stabilità nella loro vita, che già dopo una separazione può presentare diverse criticità.
Attraverso il riconoscimento della paritaria capacità di entrambi i genitori di accudire i figli e della disponibilità di alternative abitative per gli adulti, la sentenza mira a garantire che la vita dei minori proceda con la minore quantità di stravolgimenti possibile in seguito alla separazione dei genitori.