12 gennaio 2024.
Il consiglio di prestare attenzione a quello che si scrive sui social o nelle chat di gruppo è sempre valido.
La storia che vi raccontiamo è un esempio di come le parole abbiano un peso e possano portare a conseguenze anche sgradevoli.
Un litigio tra due madri, scaturito da un episodio durante una festa di bambini, che è sfociato in diffamazione sui social.
Una madre è stata invitata a ritirare immediatamente suo figlio da una festa a causa del suo comportamento eccessivamente vivace.
La stessa madre, però, ha reagito condividendo su Facebook commenti poco lusinghieri, accusando l’altra madre di essere rude e insensibile, e di cercare di sfruttare l’evento per ottenere denaro per feste e alcol.
La vicenda ad una festa di compleanno per bambini
Il nucleo del conflitto è stato l’eccessiva esuberanza del figlio della donna accusata durante la festa, che ha portato la padrona di casa a chiedere il suo ritiro anticipato.
La mamma del bimbo vivace ha raccontato che, a suo avviso, il figlio era stato offeso e lei si è detta estremamente preoccupata. Ha affermato che suo figlio era stato trattato ingiustamente e che la sua risposta su Facebook era una reazione a tale ingiustizia.
La storia finisce in tribunale
La situazione si è poi aggravata quando la madre del bambino vivace ha dovuto affrontare un processo legale.
È stata condannata per diffamazione dalla Corte d’Appello, una sentenza poi confermata dalla Cassazione. Benché la Cassazione abbia rilevato una certa lievità nel fatto, ha comunque ritenuto che ci fosse un reato di diffamazione.
La richiesta della donna di una completa assoluzione è stata rigettata, tranne che per la questione della punibilità.
Tuttavia, i giudici non hanno accettato questa difesa.
Hanno ritenuto che il commento fosse diffamatorio, non solo perché accusava l’altra madre di essere insensibile e indelicata, ma anche perché suggeriva un comportamento scorretto da parte sua.
La Cassazione ha sottolineato che il comportamento della “vittima” non poteva essere considerato ingiusto, in quanto non era stato dimostrato che avesse offeso in alcun modo il bambino.