La nausea in gravidanza, un disturbo che riguarda spesso le donne in attesa, è stata a lungo oggetto di ricerche e speculazioni.
Uno studio internazionale, pubblicato su Nature, rivela che un ormone fetale, noto come GDF15, potrebbe essere il principale responsabile. Questa scoperta apre la strada a trattamenti più mirati ed efficaci.
Nausee in gravidanza e ormone GDF15: un legame significativo
Fino a poco tempo fa, la nausea in gravidanza era considerata un disturbo piuttosto comune e tipico della maternità, con oltre il 70% delle donne che ne soffrono, soprattutto nel primo trimestre e fino al 2% delle donne con conseguenze anche più gravi come perdita di peso, malnutrizione e disidratazione.
Negli anni l’attenzione si era concentrata su due geni, GDF15 e IGFBP7, il primo collegato appunto alla produzione dell’ormone GDF15.
Il recente studio condotto dall’Università di Cambridge ha rivelato che la causa di questo disturbo potrebbe essere ricondotta all’ormone prodotto dal feto, il GDF15. Questa ricerca, pubblicata su Nature, non solo identifica la causa ma suggerisce anche approcci preventivi per mitigare i sintomi.
Gli scienziati dell’Università della Pennsylvania, dell’Università di Cambridge e di istituti in Sri Lanka hanno indagato il ruolo dell’ormone GDF15 durante la gravidanza. Hanno scoperto che alti livelli di GDF15 possono causare nausea e vomito intensi, in particolare nelle donne con livelli bassi di questo ormone prima della gravidanza.
Questo ormone è associato alla crescita delle cellule del feto, ma anche alle risposte dell’organismo alle infiammazioni, oltre che agli episodi avversione alimentare e protezione da sostanze tossiche. Aumenta notevolmente nei primi mesi di gravidanza, portando a nausea e, in alcuni casi, a iperemesi gravidica, una condizione più severa.
Il 66% delle donne soffre di nausea e vomito durante la gravidanza
In Italia, la nausea e il vomito in gravidanza (NVP) sono stati spesso sottovalutati. Il progetto PURITY è stato ideato per colmare questa lacuna informativa, coinvolgendo 528 donne incinte in tre ospedali italiani: l’Ospedale dei Bambini ‘Vittore Buzzi’ di Milano, il Presidio Ospedaliero SS. Annunziata di Chieti e l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli.
Secondo i risultati dello studio, in Italia il 66% delle donne soffre di nausea e vomito durante la gravidanza, ma solo il 25% di esse riceve un trattamento per alleviare questi sintomi. Lo studio ha esaminato approfonditamente la prevalenza della nausea e del vomito in gravidanza, nonché il loro impatto sulla qualità della vita, sull’attività lavorativa e sulla vita personale.
I disturbi legati alla NVP sono spesso percepiti come tipici delle prime fasi della gravidanza e destinati a scomparire con il progredire della gestazione. Tuttavia, ricerche recenti hanno dimostrato che la NVP può persistere anche nelle fasi avanzate della gravidanza, influenzando negativamente la qualità di vita delle donne.
Anche la SIGO (Società Italiana Ginecologia Ostetricia) ha fatto tesoro di queste indagini e sta portando avanti uno screening chiamato PURITY Extended su un campione molto più ampio di donne: grazie a questi nuovi dati, sarà possibile trovare terapie più efficaci, grazie all’abbinamento di nuovi farmaci, come la doxilamina e la piridossina, autorizzati per trattare nausea e vomito in gravidanza.
Prospettive future per il trattamento dell’iperemesi gravidica
Mentre la ricerca dell’Università di Cambridge indica una possibile prevenzione tramite l’esposizione preventiva al GDF15 o la modulazione dei suoi livelli prima della gravidanza, si possono anche adottare i nuovi farmaci specifici per la gravidanza. Questo potrebbe aiutare a ridurre il rischio di nausea severa e iperemesi gravidica.
Esperimenti su topi hanno dimostrato che la pre-esposizione a GDF15 può ridurre la sensibilità a questo ormone. Inoltre, lo studio ha rivelato che varianti genetiche associate a livelli più bassi di GDF15 sono correlate a un maggiore rischio di iperemesi gravidica. Questi risultati aprono nuove possibilità per lo sviluppo di terapie preventive e trattamenti più efficaci per le donne più soggette a questo disturbo.
Gli scienziati propongono anche un altro metodo, cioè sviluppare un recettore specifico per alleviare i sintomi. Queste scoperte non solo offrono nuove possibilità di trattamento ma evidenziano anche l’importanza di una ricerca accurata e multidisciplinare per trattare un disturbo molto comune, ma spesso lasciato in secondo piano per la salute della donna in gravidanza.