È stato registrato un incremento delle polmoniti infantili in diversi paesi, tra cui Cina, Vietnam e Francia. In quest’ultima, i casi di infezione tra gli under 15 hanno subito un aumento del 36%.
Questo aumento di casi non è dovuto però a un nuovo virus, ma alla riemersione del batterio Mycoplasma pneumoniae, già noto come causare di disturbi respiratori.
Cos’è la polmonite da Mycoplasma pneumoniae
Il Mycoplasma pneumoniae è un batterio noto per causare infezioni respiratorie nell’uomo, specialmente nei bambini. Questo germe si distingue per l’assenza di parete cellulare, un tratto unico tra i batteri patogeni.
Le sue proteine di adesione si legano specificatamente all’epitelio respiratorio, rendendolo un agente comune di polmonite.
Dopo un’infezione iniziale acuta, il Mycoplasma pneumoniae può rimanere nel corpo in forma asintomatica per settimane o mesi, facilitando la trasmissione interpersonale attraverso il contatto ravvicinato e le goccioline respiratorie infette. Il periodo di incubazione dal momento dell’esposizione è di circa 23 giorni.
La trasmissione all’interno delle famiglie è molto elevata, quasi il 90%, ma l’immunità sviluppata è di breve durata.
Aumentano i casi di polmonite batterica: per ora nessun allarme
Con l’aumento significativo dei casi di polmonite infantile in Cina e Vietnam, e la crescita in Francia del 44% nelle visite al pronto soccorso per i bambini tra 0 e 2 anni, sorge la domanda su quali siano le aspettative per l’Italia in questa situazione.
Alexandre Bleibtreu, membro della Société de pathologie infectieuse de langue française, ha evidenziato un incremento della presenza di questo batterio a livello globale, in particolare in Asia ed Europa, ma ha anche precisato che la situazione attuale non è allarmante e non è paragonabile a quella vissuta durante la pandemia di Covid.
Il batterio Mycoplasma pneumoniae, quasi del tutto assente per circa un decennio e poco presente durante il picco della pandemia, è tornato alla carica col ridursi l’immunità nella popolazione, specialmente i bambini.
I medici infettivologi mostrano preoccupazione per i potenziali rischi di resistenza agli antibiotici, fondamentali nel trattamento di questa polmonite. Gilles Pialoux, dell’Ospedale Tenon di Parigi, lamenta una carenza di dati recenti sulla resistenza agli antibiotici, soprattutto nei bambini.
La situazione in Italia con polmoniti, bronchioliti e Covid
In Italia, Gianni Rezza, ex direttore della Prevenzione al ministero della Salute e attualmente professore all’Università San Raffaele di Milano, osserva che il Mycoplasma pneumoniae ha sempre circolato, solitamente causando una forma di polmonite meno severa.
Secondo Rezza, la maggiore diffusione del batterio in Cina potrebbe essere attribuita alla limitata esposizione dei bambini durante la pandemia, a causa delle severe restrizioni.
In Italia, tuttavia, il batterio sembra essere meno aggressivo, poiché le misure restrittive sono state meno durature e meno rigide.
Nonostante ciò, si prevede un possibile aumento di polmoniti e bronchioliti tra i bambini in Italia, a seguito della fine delle restrizioni. Al momento, però, non sono stati registrati casi direttamente collegati al batterio Mycoplasma pneumoniae.
Per quanto riguarda il Covid, Rezza mette in luce che, nonostante una minore virulenza della variante Omicron rispetto a Delta, il virus può ancora causare gravi danni in persone vulnerabili, soprattutto anziani e immunodepressi.
La preoccupazione maggiore, secondo Rezza, riguarda la lentezza delle vaccinazioni, specialmente per le categorie a rischio. Con l’aumento dei contagi e la lentezza nella campagna vaccinale per gli anziani, la situazione potrebbe peggiorare. Secondo i dati raccolti dal Gimbe, la copertura vaccinale 2023/2024 per gli over 60 in Italia è solo del 4%.