Un interessante studio realizzato dai ricercatori della Università Cattolica del Sacro Cuore e coordinato dal pediatra Pietro Ferrara, ha dimostrato che su 751 piccoli pazienti, il 2% presenta un disturbo immaginario. In questi casi si parla di sindrome di Münchhausen per procura (MSP), ovvero quando il figlio si ammala a causa della mamma.
Lo studio condotto dai ricercatori dell’Università italiana tra il 2007 e il 2010 su 751 bambini e pubblicato sulla prestigiosa rivista Journal of Child Health Care, ha rilevato che la Sindrome di Münchhausen, nella maggior parte dei casi, non viene diagnosticata. Questa patologia subdola e silente, definita in letteratura medica “malattia fabbricata da chi si occupa del bambino”, colpisce perlopiù le mamme (ma potrebbe colpire anche il padre o un eventuale tutore del piccolo), le quali arrecano al proprio figlio un danno fisico o psichico e lo inducono a credere di essere malato.
Successivamente a questi episodi di maltrattamento, la mamma provvede al ricovero del piccolo in ospedale, scopo ultimo cui il soggetto affetto da tale sindrome ambisce. Si tratta, in altri termini di un vero e proprio abuso su minori, giacché il soggetto accudente manipola a tal punto il piccolo da farlo realmente sentire male. Come già accennato gli abusi possono essere sia di natura fisica (lesioni, ferite, somministrazione di sostanze stupefacenti, ecc.) che di natura psicologica (plagio e controllo mentale).
Coloro che sono affetti dalla Sindrome di Münchhausen, nota anche come sindrome di dipendenza dall’ospedale, generalmente hanno una approfondita conoscenza delle principali patologie, frequentano sovente gli ospedali di zona e non temono operazioni chirurgiche e analisi diagnostiche di tipo invasivo. La produzione e la simulazione di sintomi fisici sul bambino da parte della madre, risiederebbe proprio in questa aspirazione della donna ad essere considerata malata, anche se per interposta persona. In altri termini la genitrice indurrebbe nel figlio il disturbo fittizio al fine di attirare l’attenzione e la compassione delle persone che la circondano su di sé.