Molto probabilmente, quest’anno, in spiaggia non li avete visti, ma mettete in conto che – nei prossimi anni – potrebbero essere onnipresenti: stiamo parlando dei c.d. modest swimwear che potremmo tradurre in italiano come costumi molto interi o molto coprenti. Si tratta, in sostanza, di costumi da bagno simili alle tute da surf (quindi, un vestito con le mezze maniche e un pantaloncino) che il mercato sta lanciando per permettere anche alle donne appartenenti alle religioni più conservatrici (ad esempio, le ebree ortodosse) di poter andare al mare senza infrangere i dettami del loro credo.
Accanto a questi costumi, non mancano quelli pensati per le donne musulmane, i burquini, con tanto di velo incorporato. I tessuti utilizzati, sia per i burquini che per i modest swimwear, sono i medesimi per i costumi da bagno tradizionali, quindi veloci da asciugare e con una buona tenuta in acqua. L’idea, insomma, è quella di evitare che le donne più integraliste trascorrano la giornata in spiaggia con jeans e magliette a maniche lunghe per rispetto ai dogmi religiosi e possano, invece, vivere con maggiore disinvoltura la vacanza al mare, concedendosi un piacevole bagno come tutte le altre signore.
Il lancio di queste nuove linee di costumi non è passato inosservato e nemmeno scevro da polemiche: ovviamente, i produttori hanno fiutato l’affare di un nuovo segmento di mercato ancora intatto (pensate a quante donne nel mondo dovrebbero interessare a questi costumi), mentre l’opinione pubblica si è divisa. C’è chi ha riconosciuto che effettivamente permettere alle donne di andare in spiaggia, a prescindere dal loro credo, sia un passo in avanti e chi, invece, vede in questa nuova moda una sorta di regresso al passato, quando i costumi erano molto più pudici degli attuali. Insomma, una retromarcia rispetto alle tante conquiste che le femministe hanno fatto.
Il tempo ci dirà chi dei due avrà ragione, voi – nel frattempo – che ne pensate di questi nuovi costumi?