Care mamme, ci hanno illuso su molti fronti. Lo fanno da sempre e noi ci caschiamo senza battere ciglio. Care mamme, ci hanno fatto credere che la gravidanza sarebbe arrivata subito, bastava essere in due, bastava una buona salute generale e un’età tutto sommato favorevole.
Ci hanno ingannate sullo stato di grazia, sul viso illuminato, su due gote rosa ed una pancia aggraziata. Ci hanno imbrogliate sul parto, sulle fatiche, sull’allattamento, sull’isolamento.
Nessuno ha fatto menzione di test negativi, della delusione nella coppia, dei dosaggi ormonali. Alcun riferimento neanche sulle emorroidi, sull’ episiotomia, sul latte artificiale e sul senso di solitudine. Silenzio sul carico emotivo, le prime crepe con il partner e le incomprensioni con suoceri e genitori.
Care mamme, ci hanno illuso che bastasse tornare subito al lavoro per sentirci complete, realizzate, per avere la vita di prima senza che nulla fosse cambiato. Frottole anche sul riprendere la palestra e sul togliere qualche zucchero, per avere il girovita di qualche mese prima. Ci hanno raccontato la storia dei figli che non piangono o non fanno capricci o dormono tutta la notte, se noi stesse siamo capaci di resistere alla tentazione di trattarli come fossero perennemente neonati.
Mamme: la voglia di solitudine dopo il parto
Ci hanno raccontato balle sul loro rendimento scolastico: quelli capaci, ci hanno detto, sono gli studenti che, sin da bambini, non hanno mai avuto la presenza di un genitore accanto, che se la sono vista e sbrigata sempre da soli. Quelli che hanno vissuto con adulti in carriera, che hanno subito appreso l’esempio dell’indipendenza, del lavoro, del never give up.
Care mamme, ci hanno raccontato favole sul volere è potere: sei tu che non vuoi ritagliarti momenti per te; sei tu che non ti dai abbastanza importanza; sei tu che non vuoi vedere le amiche; sei tu che non vuoi tornare al lavoro. Ogni passo un errore, in pratica, ogni qualvolta le cose non vanno come vorremmo.
Sensi di colpa come unico stato d’animo.
Mamme, ci hanno detto che i bambini di oggi sono troppo vivaci, anche un po’ maleducati, motivo per il quale bisogna cercare ristorati ed alberghi family friendly, per non essere guardate male, ad ogni colpetto di troppo, un po’ come era prima solo per i cuccioli canini. Tutto questo perché noi, mamme di oggi, non siamo più capaci di insegnare, di educare. Noi non sappiamo essere autoritarie, con un semplice sguardo. Non sappiamo dire “no”.
Care mamme, ci hanno ingannate, dicendo che i figli si mettono al mondo in due, ma alla fine i conti li fanno solo a noi. Senza clemenza e sempre in negativo, i risultati (mediocri) sono solo i nostri.
Ci hanno detto che i nemici non sono le avversità della vita o coloro che non ti porgono mai una mano, dal partner agli amici, dalla famiglia al passante. Ci dicono che i nemici sono solo le altre mamme, dunque, il genitore con la peggiore reputazione.
Ci hanno detto che il multitasking è roba nostra, come le mestruazioni, ed è il minimo sindacale che possiamo offrire. Che se si lavora, però, una delle due cose non riesce bene: la maternità o la professione, a seconda dell’ interlocutore. Che se siamo a casa con i figli, qualcosa è profondamente sbagliato: o siamo fallite o facciamo solo il minimo per le quali siamo nate, come mammiferi.
Care mamme, la nostra narrazione è sempre un po’ a nostro sfavore, per cui, se vogliamo uscirne senza troppi acciacchi, meglio cominciare a scriverci la storia da sole. Ognuna la propria. Senza pregiudizi. Senza giudizi. Senza guardarci indietro o attorno. Prendiamo spunto da loro, dagli uomini, che della leggerezza hanno fatto la loro bandiera.