È un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in collaborazione con la Scuola d’igiene e medicina tropicale di Londra a svelare la pericolosità, tra i neonati, dello streptococco B, che sarebbe una delle prime cause di morte prenatale e disabilità infantile. Fondamentale risulta dunque sia l’attività di screening durante la gravidanza, sia la messa a punto di un vaccino che venga distribuito su scala mondiale, in modo da tutelare i territori più poveri in cui lo screening viene praticato molto raramente.
Streptococco B: che cos’è e cosa causa
Lo streptococco B è un batterio generalmente innocuo ma che può risultare fatali nei neonati, come rivela lo studio condotto dall’OMS in collaborazione con LSHTM. Secondo le ricerche sarebbe responsabile di circa 100mila decessi tra neonati e 46.000 bambini nati morti, oltre a oltre mezzo milioni di parti prematuri. Numeri che fanno preoccupare notevolmente le autorità, anche in considerazione delle modalità di trasmissione del patogeno: il batterio si trasmette infatti dalla madre al bambino durante il parto ed è molto difficile accorgersi di esserne affetti perché negli adulti non causa quasi mai sintomi.
Al contrario, nei più piccoli oltre alle morti precoci può causare infezioni del sangue, problemi alle ossa e alla crescita muscolare.
Nonostante non sia chiaro perché il batterio sia così dannoso sui neonati, i numeri parlano chiaro e richiedono un intervento tempestivo sia a livello sanitario che farmaceutico.
Streptococco B: l’importanza della prevenzione
Le autorità non hanno dubbi circa l’importanza della prevenzione: occorre anzitutto un’attività di screening di massa per le donne, da effettuarsi tra la 35esima e la 37esima settimana; in caso di positività, è importante agire con un buon antibiotico in modo da debellare il batterio prima della gravidanza e mettere al sicuro il bambino.
Questo però non è sufficiente: lo screening infatti non viene praticato nei paesi più poveri dove mancano risorse, paesi nei quali le morti e le patologie legate al batterio sono estremamente diffuse.
Proprio per questo risulta fondamentale la vaccinazione, così da arginare il problema in via definitiva.
Per capire l’importanza di un vaccino da somministrare alle future madri basta pensare che se il 70% delle donne incinta fosse vaccinata si eviterebbero ogni anno almeno 50.000 decessi tra i neonati e oltre 170.000 nascite pretermine.
In tutto il mondo in media il 15% delle donne in dolce attesa è portatrice del batterio Streptococco B e rischia di trasmetterlo al nascituro o attraverso l’utero o durante il travaglio.
Spesso la madre non è consapevole dell’infezione perchè lo Streptococco B da sintomi lievi negli adulti.
Sono l’Africa Sub-Sahariana e il sud-est asiatico le zone più colpite ed è proprio in quei territori che c’è più bisogno che la ricerca arrivi a mettere a punto un vaccino, come sottolinea anche Martina Lukong Baye, una delle responsabili della ricerca. Si fa appello, dunque, al senso di responsabilità delle cause farmaceutiche e delle aziende produttrici, in modo che possano canalizzare la ricerca verso questo fondamentale obiettivo.