Lo scorso 7 ottobre è stata depositata dalla Corte di Cassazione la sentenza n° 36393 con la quale sono state assolte due educatrici della scuola dell’infanzia accusate di maltrattamenti. Gli episodi erano avvenuti all’interno di un asilo in Liguria ed erano stati ripresi da videocamere.
La sentenza : non è maltrattamento
Gli inquirenti avevano formulato le accuse per le due educatrici dopo aver raccolto materiale video in un asilo in Liguria. L’esame dei filmati di videosorveglianza aveva fatto emergere che le due maestre avevano sottoposto una bambina ad un taglio dei capelli e in altre occasioni avevano colpito altri ragazzi con degli schiaffetti.
Ma nella sentenza i giudici della Corte hanno assolto le maestre, spiegando che non vi sono stati maltrattamenti. Secondo la Corte, il reato di maltrattamento presuppone da parte di chi compie gli atti una condotta “abituale” che si esplicita quindi in una serie di atteggiamenti lesivi. Invece i fatti dell’asilo nido ligure, pur essendo “lesivi” di quelli che sono i diritti fondamentali delle persone, non essendo riconducibili ad abitudini, non possono essere considerati reati di maltrattamenti.
Infatti l’art. 572 del codice penale definisce maltrattamenti quei comportamenti abituali e reiterati nel tempo. Non avendo trovato evidenza dell’abitualità di queste pratiche, le imputate sono state assolte.
Quando uno schiaffetto non è maltrattamento
I giudici della Corte di Cassazione hanno quindi ribadito, come dalla giurisprudenza precedente e costante, che per avere un reato di “maltrattamenti” all’interno di una classe, questi episodi si devono ripetere sistematicamente creando danni ai minori.
I singoli episodi accaduti nell’asilo nido come ad esempio una sculacciata, oppure uno schiaffetto, non sono stati quindi considerati “indicativi” del reato, aggiungendo anche che nel corso del video non sono mancati episodi di affetto da parte delle maestre nei confronti dei bambini durante l’intera giornata. Nella stessa sentenza tuttavia, i comportamenti delle educatrici sono stati definiti “moralmente non apprezzabili” ed errati sotto il profilo pedagogico.