Una donna incinta al terzo mese di gravidanza si è recata al centro vaccinale di Venezia per ricevere la somministrazione del siero anti-Covid. Non poteva certo immaginare che il medico chiamato ad adempiere tale compito si sarebbe rifiutato di vaccinarla, chiedendo prima di visionare un certificato di buona salute firmato dal ginecologo della donna.
Una richiesta messa per iscritto, nero su bianco, in cui il medico ha affermato: “Si richiede il certificato del ginecologo che segue la signora… per poter procedere alla vaccinazione anti-Covid, come da decisione dei medici vaccinatori in caso di gravidanza”.
Un eccesso di prudenza? Al contrario, un chiaro venire meno, da parte del medico, alle linee guida mediche internazionali, che caldeggiano la vaccinazione anti-Covid delle donne incinte, per mettere al sicuro la loro salute e quella del bambino stesso.
L’assurdo rifiuto del medico vaccinatore alla donna incinta
Il medico vaccinatore si è giustificato dalle accuse piovutegli addosso sottolineando come allo stato attuale non vi siano – a suo dire – evidenze di letteratura scientifica tali da considerare sicuro il vaccino sia per le gestanti che per il feto.
In caso di eventi avversi, ha infatti sottolineato il dottore, la responsabilità ricade sul medico vaccinatore, che potrebbe essere accusato di non aver valutato adeguatamente le condizioni di salute della futura mamma. Peccato però che ormai diversi studi condotti in giro per il mondo confermino che la vaccinazione anti-Covid sia sicura tanto per la mamma quanto per il bambino. Di più: contrarre il contagio può risultare pericoloso per entrambi, dunque la vaccinazione delle donne incinte viene caldeggiata da tutti gli esperti.
La donna incinta è stata vaccinata
Per la cronaca, alla fine la donna ha portato al medico vaccinatore la documentazione richiesta ed è stata regolarmente vaccinata. L’episodio però ha comunque sollevato delle polemiche: è risultato infatti non poco stonato che un medico preposto alla vaccinazione abbia sollevato dei dubbi rispetto alla sicurezza del siero.
Il rischio è quello di intaccare il clima di fiducia attorno ai vaccini, a maggior ragione in una fascia esposta: è infatti ampiamente dimostrato che le donne in gravidanza, proprio per la loro particolare condizione, rischiano di andare incontro a delle complicazioni se non sono immunizzate.
Il dr Giancarlo Stellin, segretario reginale “Aogoi”, “Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani”, ha rimarcato come la prassi indichi nel medico vaccinatore il sanitario chiamato a redarre l’anamnesi del paziente. Inoltre ha ribadito come la vaccinazione sia fortemente raccomandata a partire dal primo trimestre di gravidanza.
A prendere posizione è stato anche Francesco Noce, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Regione Veneto. Egli ha reputato “assurdo” da parte del medico vaccinatore, l’aver chiesto alla paziente di andare dal proprio ginecologo per ottenere il via libera alla vaccinazione. Una scelta, peraltro, che ha costretto la gestante a fare la spola esponendosi così al rischio contagio. Noce ha infine ribadito come non esista “norma o circolare che attesti lo stato di gravidanza come motivo per ritardare l’assunzione dell’anti-Covid”.