C’era la vacanza. Quella al mare. Quella al lago, alle terme, all’estero o in Italia, tra vicoli e musei, di giorno, vinerie la sera.
C’erano i tramonti sul mare. Occhi e mani che si cercavano, labbra che si incollavano. Un bicchiere di vino o una bottiglia di birra, per attenuare la timidezza, uno slancio e l’ amore che sapeva di salsedine.
C’erano le albe da aspettare. Gli amici chiassosi, e quelli che si addormentavano con la testa sullo zaino, già a mezzanotte. Il racconto dell’amica su quel tipo molto figo.
C’erano le mattinate che cominciavano alle dodici. La bocca impastata. Tu mezza vestita. Gli abiti a terra, accanto al letto. La colazione da fare al bar, prima di raggiungere gli altri per un tuffo.
C’era la coppia. Quella appena formata. Quella che ci provava, dopo essere scoppiata. Quella di sempre, che manco Albano e Romina.
Gli sposi sulla spiaggia. La cerimonia tutti in bianco e a piedi nudi. L’amico un po’ strano come cerimoniere. Un paio di bambini, con la faccia d’angelo e la coroncina di fiori in testa, a distribuire petali e portare cuscini di seta e fedi dorate.
C’erano le vacanze che erano la luna di miele. Baci. Effusioni. Carezze. Birrozze. Tra ombrelloni, tramonti, albe, laghi, fiumi e terme. Un paio di vicoli e molte vinerie.
C’era la convinzione che i bambini, quelli che sarebbero nati, avrebbero avuto le sembianze degli angeli porta fedi e distributori di petali di fiori. Per cui, a questo punto, perché temerli, perché pensare al peggio.
Infatti, i figli, quando arrivano, sono uguali uguali alle damigelle ed ai paggetti. Di bianco vestiti, senza macchia alcuna, sorridenti agli obiettivi e agli sguardi compiaciuti degli istanti. Tutto questo, in una parentesi millimetricamente precisa: pre e post cazziatone. Poi basta.
C’erano una volta quelle vacanze, quelle che ti hanno aperto la mente ed il cuore. Ti hanno fatto innamorare, divertire, flirtare e poi di nuovo innamorare. Quelle che ti hanno fatto fare dei figli sensibili solo ai cazziatoni e sordi alla più semplice e minima delle richieste.
Ed ora, godiamoci queste vacanze. Con lui. Con loro. Dove, che sia al tramonto del mare o all’alba della montagna (ci avete fatto caso che l’ho inserita solo con l’avvento dei figli?), l’orario è sempre causa loro. Dove le birre ed il vino danno spazio ai super alcoli per dimenticarci di quanto poco sole abbiamo preso, quanti pochi musei abbiamo visitato, quanti pannolini abbiamo cambiato, quante borse mare abbiamo portato da sole, assieme a gommoni, salvagenti, secchielli e palette con cui nessuno ha voluto giocare.
Vacanze fatte di ore di grida in auto, dopo averli compressi nei seggiolini e di capricci perché la busta delle patatine se l’è finita tutta la sorella o perché il fratello le ha lanciato la sabbia nei capelli.
Vacanze fatta di scuse al ristorante, perché hanno rovesciato la bottiglia di vino, del tavolo accanto, addosso al cameriere.
Vacanze di soldi spesi per far divertire loro, che, invece, pare si siano annoiati.
Vacanze di cazziatoni che, ahimè, ormai, non hanno più effetto né pre e né post. Ma, almeno, ti sfoghi un po’, tra un tramonto ed un’ alba, che fai fatica a goderti senza un po’ di valium.
Buone vacanze a tutte noi!