Una giovane donna di Manduria, Ilaria viene licenziata al terzo mese di gravidanza. Il giudice però la reintegra con una sentenza e richiama i principi fondamentali del diritto del lavoro.
Il Tribunale dice no al licenziamento in gravidanza
Ilaria lavora da anni in una cooperativa che presta assistenza alle persone non autosufficienti e si sente serena e soddisfatta della sua attività. Nel gennaio 2020 però i dirigenti della cooperativa discutono di un contratto ponte per garantire la continuità del servizio per gli assistiti ed anche per offrire una sicurezza lavorativa per i dipendenti. Ilaria è al suo terzo mese di gravidanza e si ritrova con una lettera di licenziamento, una cosa del tutto inaspettata nelle sue condizioni. Da allora la donna non si arrende e si rivolge a Tiziana Ronsisvalle, segretaria della Fp Cgil di Taranto per ricevere un supporto legale. L’avvocato Luca Bosco patrocina la sua causa e ricorre all’autorità giudiziaria per affermare il diritto di Ilaria di avere un lavoro ed essere mamma, senza dover rinunciare a nulla. Il Tribunale di Taranto, Sezione Lavoro, le dà ragione. Il giudice la reintegra immediatamente e sottolinea nella sentenza il divieto di licenziamento per le donne in gravidanza. Il principio è un valore espresso nei diritti fondamentali del diritto del lavoro ed anche nelle norme sulla clausola sociale previste per il settore.
Il diritto al lavoro e ad essere madre
La bambina di Ilaria, Alice è nata lo scorso giugno ed è già stata la protagonista di una battaglia civile. Sua madre, come molte altre prima di lei, è dovuta ricorrere ad un giudice per vedere affermato il suo diritto ad essere mamma e lavoratrice. Una vicenda amara che racconta le prevaricazioni e gli abusi nel mondo del lavoro nel 2021. Il settore terziario, in particolare è caratterizzato dall’utilizzo di contratti a termine che nascondono forme di fatto di lavoro subordinato. Il precariato diventa perciò una realtà strutturale in cui a rimetterci sono i più deboli.