La pandemia in corso ha avuto un forte impatto anche nei reparti di neonatologia e di terapia intensiva neonatale, gli effetti saranno analizzati da uno studio dell’Azienda USL Toscana nord ovest.
Pandemia e bambini prematuri
La pandemia ha avuto un impatto molto forte su moltissimi aspetti della vita e ovviamente l’ambiente sanitario e ospedaliero è uno dei più colpiti. I reparti di neonatologia e terapia intensiva neonatale hanno sentito meno di altri il peso del Covid-19, ma anche in questi reparti è stato necessario modificare i criteri di accesso. Per i neogenitori è molto più difficile visitare i figli e le nuove barriere hanno avuto un grande impatto sul lavoro degli operatori sanitari in questi reparti, dove la presenza della famiglia è fondamentale. Ecco le premesse di uno studio tuttora in corso e finanziato dall’Azienda USL Toscana nord ovest.
Come cambia la neonatologia durante la pandemia
Molte cose sono cambiate nei reparti di neonatologia e terapia intensiva neonatale a causa del Coronavirus. Le neomamme, ad esempio, percepiscono molto lo stress di dover partorire in isolamento, spesso senza poter contare neppure sulla presenza confortante del partner. Questi problemi si acuiscono con i nati pretermine, che devono affrontare un periodo di ricovero. Per i parenti, poi, far visita in reparto al nuovo arrivato è molto più difficile, se non impossibile. Si tratta di effetti collaterali della pandemia che è necessario indagare in modo da poterli affrontare al meglio. Ma ciò che crea maggior senso di ansia e smarrimento nei genitori, alla nascita di un bambino pretermine, è non poter far visita liberamente alla terapia intensiva neonatale. Un limite che certamente impatterà anche sui piccoli ricoverati, per fare un esempio anche per l’impossibilità di mettere in atto la canguro-terapia.
Operatori sanitari, neogenitori e neonati
Il rapporto fra operatori sanitari della TIN e neogenitori è sempre stato molto stretto, ed è questo uno dei nodi fondamentali dello studio. Si tratta uno degli aspetti chiave dello studio e uno di quelli in cui il Covid ha avuto un impatto maggiore, insieme alla relazione di attaccamento genitore-bambino nei primi giorni di vita o comunque all’interno delle mura ospedaliere, visto che le visite dei parenti, e anche dei genitori, sono state fortemente limitate per contenere la diffusione del virus.