La Corte Costituzionale Polacca ha negato alle donne la possibilità di abortire anche in caso di malformazioni del feto. La decisione, che sta facendo discutere e indignare la Federazione per le Donne, è stata presa a seguito di un ricorso presentato nel 2017 da 119 deputati.
La Corte Costituzionale polacca vieta l’aborto per malformazioni del feto: una decisione che fa discutere
La decisione dell’Alta Corte preoccupa sia gli ambienti nazionali che internazionali, e si inserisce in una serie di decisioni e strategie politiche e giuridiche di chiusura che la Polonia sta subendo successivamente al risultato delle ultime elezioni. La Corte Costituzionale polacca è, per altro, formata in maggioranza da giudici non autonomi che erano stati rinnovati da poco dal nuovo esecutivo.
Una sentenza che fa ancora più discutere se si guarda ai dati circa le cause di interruzione volontaria della gravidanza in Polonia: la quasi totalità delle donne che intendono abortire, infatti, lo fa proprio per una malformazione del feto. Assai meno frequenti sono invece gli altri due casi in cui la legislazione polacca permetteva l’aborto, ossia lo stupro o il pericolo per la vita della donna.
Aborto negato in caso di malformazioni: la replica della Federazione per le Donne
Non si fa attendere la replica di Krystyna Kacpura, attivista della Federazione per le donne, la quale ha sostenuto l’insensatezza della decisione di rendere illegale l’interruzione di gravidanza e ha osservato come, di fatto, la vita in Polonia diventa assai più difficile per i cittadini di sesso femminile.
Saranno da valutare le conseguenze di una tale decisione, non soltanto in termini sociali ma anche sanitari: molto probabilmente, infatti, aumenterà notevolmente il numero di aborti clandestini e di conseguenza le possibilità di complicazioni durante l’intervento. Il tutto aggravato anche dalla pandemia in corso, che già aggrava gli ospedali e le strutture sanitarie nel suo insieme.
Fa riflettere, infine, la composizione non imparziale della Corte Costituzionale: il più alto organo giurisdizionale di un Paese si ritrova ad essere una mera longa manus del potere esecutivo, piegato a logiche politiche e lontano, dunque, dall’imparzialità della legge e dall’eguaglianza dei cittadini davanti ad essa.
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