Sono nostalgica, malinconica, felice, sono un insieme di tutto. Mi mancano. Mi sembra tutto vuoto. I pigiamini da mettere sotto il cuscino. Li piego, li annuso. Riconosco il vostro odore, il profumo della vostra pelle di bambine ed esplode la vostra immagine nella mia testa.
Questo lo sto scrivendo io, ma potresti scriverlo anche tu.
Torno a casa, dopo avervi accompagnate a scuola.
Abbiamo fatto tutto di corsa. Perché una si è svegliata tardi e l’altra ha pianto, disperandosi perché voleva indossare il vestitino del mare, troppo leggero, e non si voleva rassegnare al pantaloncino con la maglia.
La cucina sembra sia stata presa da assalto dai pirati.
Giochi, personaggi dei cartoni animati sul tavolo, tazze rovesciate, gocce di acqua e di latte sul pavimento. Cereali negli angoli più reconditi. Sedie lontane dalla tavola, come fossimo scappati improvvisamente.
Grucce dei vestiti sul letto. Cuscini a terra. Lenzuola pendenti, come liane. Libri per la nanna, della sera prima, sul tappeto. La casa di Peppa Pig da ricomporre, i lego da rimettere in scatola. Perché, prima di scuola, c’è questa impellente necessità di giocare, come a rimandare il momento del “Tutti fuori, siamo in ritardo”.
Quest’anno dobbiamo essere puntali, spaccare il minuto, per permettere ai genitori che devono entrare dopo di noi, di non far tardi. Ma io non voglio mollarvi sulla soglia della classe, trafelate, senza avere il tempo di guardarci negli occhi, senza avere il tempo di sorriderci, rassicurandovi che verrò a riprendervi con gioia e con la merenda scelta. Per cui, preferisco lasciare la casa un disastro, rimettere a posto dopo, ma accompagnarvi nella vostra giornata, nel vostro presente, in tempo.
Mi mancate perché, per la prima volta da quando sono mamma, siete entrambe a scuola. Non devo preoccuparmi di cosa preparare a pranzo ad una di voi o di quali giochi fare a casa, se fuori piove, tutta mattina.
La casa è silenziosa. Sembra immobile ora. Quasi disabitata.
Me la immagino così, quando sono in ufficio, fagocitata da un ritorno che ho tanto desiderato ma che ora mi destabilizza un po’. È così, ora che sono a casa, a mandare curricula, non ricordandomi neanche più come si fa. Me la immagino così, mentre sono a fare la spesa, mentre sono alla posta, in lavanderia, in ospedale per quelle visite per le quali non avevo mai tempo o in palestra per perdere quei chili che non mi mollano più.
Sono nostalgica, malinconica, felice, sono un insieme di tutto.
Mi mancano. Mi sembra tutto vuoto. Eppure è tutto pieno. Più pieno. Perché io posso ricominciare ad essere più io. E voi state muovendovi verso un mondo più vostro. Uno spazio separato da me ma che non esclude, anzi si incastra.
Questo lo sto scrivendo io, ma potresti scriverlo anche tu. E allora diciamolo: siamo pazze di voi, pazze all’idea di quanto sia cambiato tutto in fretta, di quanto ancora cambierà. Pazze d’amore, di felicità e di quell’immancabile nostalgia che sempre, d’ ora in poi, ci accompagnerà.