Le scuole sono ufficialmente riaperte, ma sempre più famiglie stanno scegliendo, per i propri bambini, una misura alternativa nell’assolvimento del loro obbligo scolastico.
Si tratta del cosiddetto ‘Homeschooling’, cioè dell’istruzione a casa.
In cosa consiste esattamente, e davvero è la soluzione migliore per la psiche del bambino?
La riapertura delle scuole tra banchi mancanti e paura del contagio
È innegabile, la riapertura scolastica si sta dimostrando molto più delicata del previsto. A pesare sul ritorno in classe sono soprattutto due considerazioni.
Da un lato c’è l‘inadeguatezza, nonostante mesi di preparazione, delle strutture, spesso ancora senza banchi e con personale docente ridotto.
Dall’altro c’è la paura, giustificata o meno ma comunque reale, delle famiglie che non si fidano a lasciare i propri bambini a contatto con altri soggetti potenzialmente positivi al Covid.
Per questo motivo molte famiglie stanno valutando concretamente la possibilità di usufruire, laddove possano permetterselo economicamente e logisticamente, dell’istruzione parentale, anche detta ‘Homeschooling’.
In cosa consiste, e davvero è sempre la scelta migliore per il bambino?
La risposta della psicologa: attenzione alla necessità di socializzare
L’homeschooling è un diritto anche molto utile, a patto che il bambino ne giovi e non ne sia danneggiato.
Se in certe situazioni far studiare il bimbo a casa è una necessità, ma l’isolamento sociale, fa notare la dottoressa Elisa Pasquali, psicoterapeuta, rischia di compromettere un sano sviluppo relazionale che invece si può apprendere solo a scuola.
La dottoressa continua dicendo che l’homeschooling può essere un buono strumento didattico ma che non andrebbe adottato sulla base di un’ansia generalizzata legata al momento attuale.
Questo vale soprattutto per i bambini più piccoli, che imparano l’empatia proprio interagendo con i propri coetanei, superando conflitti che a casa non sarebbero gestibili. Andrebbe dunque limitato a quelle situazioni davvero necessarie.