In questo periodo abbiamo parlato in ogni modo delle conseguenze negative del lockdown. Dalla forzata permanenza a casa ai problemi di lavoro, sembra che ogni aspetto della vita sia stato rivoluzionato in modo negativo. Una notizia di stampa, invece sembra aiutarci a trovare anche qualche spunto di ottimismo per ciò che la pandemia da coronavirus ha portato con sé. A fronte di mille altri problemi, infatti, si è registrata a livello mondiale una sensibile diminuzione dei parti prematuri. Proviamo insieme a capire perché.
La gravidanza non è una malattia ma richiede grande rispetto
Un recentissimo studio irlandese, che tra poco verrà pubblicato su Medxiv, ha registrato una diminuzione di poco superiore al 73% delle nascite di prematuri. Questa inversione di tendenza così evidente sembra riguardare molti paesi europei e non solo.
Tra le diminuzioni più rilevanti da un punto di vista medico vi sono quelle dei prematuri più delicati, con peso inferiore ad 1 kg e di quelli di poco più sviluppati, con peso attestato intorno a 1,5 kg.
Seppure oggi i bambini prematuri abbiamo alte possibilità di sopravvivenza, vanno comunque incontro ad un primo periodo di vita difficile e non privo di incognite. La formazione degli organi principali, infatti, si conclude all’interno dell’incubatrice, che non è certo paragonabile all’utero materno. Anche da un punto di vista di relazioni, così importanti per un sano sviluppo cognitivo, i prematuri si trovano in una situazione di precarietà. Ecco quindi le due ragioni principali per cui questa diminuzione radicale di nascite premature nei mesi del lockdown è da considerare uno dei pochi lati positivi di questo periodo.
L’epidemia è stata anche un ritorno a ritmi più naturali
Cosa si può evincere dai dati sopra riportati? Probabilmente il grande insegnamento risiede nel fatto che la natura non è assoggettabile ai nostri frenetici ritmi di vita e che la gestazione e la nascita richiedono calma e tranquillità e non stress, affaticamento e ore di guida quotidiana.