Buone notizie dalla ricerca scientifica : un nuovo sistema per individuare precocemente le cellule tumorali all’ovaio è stato sviluppato da un team di ricercatori italiani.
Il PAP test e la diagnosi del tumore all’ovaio
Il carcinoma ovarico è il sesto tumore più diffuso tra le donne e ogni anno se ne diagnosticano 5.200 nuovi casi solo in Italia, dove sono circa 50mila le donne costrette a conviverci.
Purtroppo si tratta di un tumore, nella maggior parte dei casi, silente che non presenta sintomi specifici salvo manifestarsi poi quando già è in fase avanzata, compromettendone seriamente le cure.
Sembra però essere arrivata una svolta da un gruppo di ricercatori italiani dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs di Milano: un nuovo Pap test in grado di individuare il tumore ovarico con 6 anni di anticipo rispetto alla sua insorgenza.
Diagnosi precoce del carcinoma dell’ovaio: cosa hanno scoperto i ricercatori italiani
Lo studio è stato condotto su un gruppo di 17 donne colpite da carcinoma ovarico delle quali è stato possibile recuperare i Pap test fatti in precedenza.
I ricercatori sono stati in grado di dimostrare che dalla tuba di Falloppio, dove nascono l’80% dei tumori maligni dell’ovaio, si possono staccare, fin dalle prime fasi della malattia, delle cellule maligne che raggiungono il collo dell’utero e possono essere facilmente prelevate attraverso un semplice Pap test.
Ma quello che ha davvero stupito la comunità scientifica è che il gruppo di ricercatori italiani ha affermato che nei Pap test prelevati già molti anni prima a donne affette di tumore ovarico è stata riscontrata la presenza di DNA tumorale.
Se ciò fosse vero vorrebbe dire che si potrebbe diagnosticare il tumore con largo anticipo rispetto sua insorgenza e ciò ovviamente si tradurrebbe in termini di moltissime vite umane salvate.
Carcinoma ovarico e mutazione della proteina Tp53
Ciò che grazie a questo Pap test porterebbe a diagnosticare con larga anticipo il tumore alle ovaie è la mutazione della proteina Tp53 che una volta alterata guida le fasi successive della trasformazione di una cellula sana in una malata.
Lo studio pubblicato su Jama Network, per ora condotto su una cerchia ristretta di donne, è destinato ad essere esteso a casistiche più ampie.