In tempi di emergenza sanitaria a causa dell’epidemia da Coronavirus, all’Ospedale Civico di Palermo un primario ha dato vita a una tenera iniziativa per permettere ai genitori di vedere i propri bimbi: grazie a una webcam e a Skype consente loro di stare accanto ai neonati che si trovano nel reparto di Terapia Intensiva e azzerare così le distanze.
In diretta Skype dal reparto di Terapia Intensiva
“Distanti ma uniti”: nei giorni in cui l’emergenza Coronavirus costringe l’intero Paese a rivedere completamente le proprie abitudini e impone di limitare le interazioni, lo slogan diventato virale sui social network è stato preso alla lettera da un primario siciliano che prova a tenere vicine le famiglie e aiuta i neo genitori in un momento difficile. Infatti mentre tante strutture sanitarie sono costretti a limitare gli accessi o a chiudere le porte a coloro che non sono ricoverati fa invece notizia l’iniziativa del dottor Marcello Vitaliti: il medico in servizio presso l’Ospedale Civico di Palermo ha deciso di mostrare i neonati ricoverati nel reparto di Terapia Intensiva ai loro genitori grazie alle videochiamate in modo da rassicurarli e donando così un piccolo sorriso.
L’idea del primario e una carezza virtuale
Il professor Vitaliti, primario della UTIN (Unità di Terapia Intensiva Neonatale) della struttura ospedaliera palermitana, ha deciso di regalare questa sorta di carezza virtuale a tante mamme e papà dal momento che anche a causa dell’epidemia da CoVid-19 l’ingresso nel reparto del Padiglione 2 è concesso solamente a uno dei due genitori e per la durata massima di un’ora al giorno. Da qui l’idea di far utilizzare la piattaforma di Skype al personale sanitario dell’Ospedale Civico per mostrare a determinati orari i neonati affinché chi è costretto a casa possa sentirsi meno solo. “È stata una grandissima emozione: non è un contatto pelle a pelle, lo sappiamo, ma lo consideriamo un grandissimo regalo” ha raccontato una delle mamme lodando l’iniziativa e ricordando che purtroppo nei primi giorni di vita i bimbi nati prematuramente o con determinate patologie devono trascorrere più tempo con medici e infermieri, che comunque li accudiscono con amore, che con i propri genitori.