Si fa strada sul tavolo del Governo la nuova proposta che renderebbe obbligatoria l’istruzione a partire dai tre anni di età e la estenderebbe fino ai diciotto.
Il nuovo progetto per la riforma dell’istruzione
È di questi giorni la proposta avanzata dal Pd di prevedere l’asilo obbligatorio a partire dall’età della materna e di portare il termine minimo di istruzione alla maggiore età.
A prescindere dalla reale necessità di una riforma a 360 gradi nell’ambito della formazione scolastica il dato allarmante è che solo il 12% dei bambini italiani ad oggi frequenta istituti di infanzia, con dati che cambiano sensibilmente a seconda delle regioni.
Il progetto ha raccolto immediatamente consensi, come testimonia la dichiarazione di Nicola Fratoianni (deputato di Liberi e Uguali) e si basa sull’importanza di poter dare a tutti questa possibilità. È inutile sottolineare che per poter essere attuato questo cambiamento devono essere previsti aiuti alle famiglie sia nel senso della facilità di inserimento sia nel supporto durante il percorso, ma non si può prescindere da un potenziamento dei docenti di sostegno e non, da un miglioramento dell’edilizia scolastica, da un rinnovamento degli istituti tecnici, da un aumento delle risorse, dalla priorità agli studenti disabili e dalla semplificazione della burocrazia.
Dati e informazioni
Passare dall’attuale obbligo scolastico (da 6 a 16) portandolo ad una fascia più estesa che parte dai 3 e termina a 18 è il risultato di una profonda riflessione sui dati allarmanti degli ultimi anni.
Attualmente nel sud Italia il 30% dei giovani non arriva nemmeno a completare il percorso di studio dei 16 anni e comunque il numero della dispersione scolastica si tara intorno al 15%.
Secondo la viceministra del Pd Anna Ascani questa situazione potrebbe essere migliorata con un’offerta che prevede libri di testo gratuiti, un potenziamento del tempo pieno e una migliore preparazione in ambito tecnico e professionale nella scuola secondaria di secondo grado.
In generale, le scuole che preparano ad uno sbocco professionale sono obsolete e ormai vengono scelte da poco più del 20% dei giovani per poi essere abbandonate al termine del biennio perché fondate su percorsi poco pratici e ancora molto lontani da quello che accade e viene richiesto realmente nel mondo del lavoro.
Lo stanziamento della Regione Lazio di 36,7 milioni al settore scolastico fa ben sperare in un imminente cambiamento, ma fa capire che il problema dei fondi è fondamentale per la prosecuzione della riforma.