Lo svezzamento (o divezzamento) del bambino rappresenta una delle fasi più importanti nel processo di crescita, risultando infatti associato all’acquisizione di autonomia nella nutrizione e alla sperimentazione di nuovi sapori, profumi e consistenze. La transizione dall’alimentazione esclusiva con latte materno a quella comprensiva di cibi solidi e semi-solidi permette inoltre di variare l’apporto nutrizionale quotidiano, arricchendolo di vitamine ed oligoelementi di cui il latte è privo o che sono presenti in esso in ridotte quantità.
Svezzamento: quando si passa ai cibi solidi
Il passaggio ai cibi solidi dovrebbe avere inizio intorno al sesto mese di vita (più precisamente non prima delle diciassette settimane di vita e non oltre le ventisei settimane), come sottolineato dalle linee guida elaborate dal Ministero della Salute e riportate nel documento dal titolo ”Bambine e Bambini del Mondo”. L’inizio dello svezzamento a sei mesi appare ottimale in quanto garantisce che il bimbo sia sufficientemente pronto alla nuova alimentazione tanto sul versante psicologico quanto dal punto di vista anatomico e fisiologico. Proprio in questo periodo ha inizio infatti la cosiddetta fase orale, in cui cioè il bambino comincia a portare alla bocca tutti gli oggetti che viene a trovarsi fra le mani. Lo sviluppo della fase orale si associa inoltre alla comparsa dei primi dentini e alla maturazione del metabolismo in preparazione al cambiamento delle abitudini nutrizionali. Nonostante le precise indicazioni temporali fornite dal mondo medico, è indubbia l’esistenza di un certo margine di variabilità in termini di predisposizione a questa transizione alimentare. Tuttavia è sempre consigliabile attenersi a quanto indicato da pediatri ed esperti di alimentazione affinché il passaggio alla dieta solida avvenga nel modo più naturale possibile.
Svezzamento precoce: un possibile pericolo
Un passaggio troppo precoce agli alimenti solidi potrebbe infatti risultare fallimentare per l’immaturità funzionale delle strutture deputate alla deglutizione, in quanto il passaggio dalla suzione all’attività masticatoria implica necessariamente l’acquisizione di nuovi schemi motori. Senza contare che l’eventuale difficoltà deglutitoria in caso di prematura alimentazione con cibi soldi può condizionare lo sviluppo di un rifiuto proprio nei confronti di quegli alimenti utilizzati per i sperimentare i primi tentativi di alimentazione. Al contrario, un eccessivo ritardo del processo di divezzamento può risultare controproducente per il mancato sfruttamento della fase di naturale predisposizione e per lo sviluppo di eccessiva abitudine alla suzione del latte, rendendo la scelta della masticazione meno automatica e meno gradita.
Svezzamento: osservare i comportamenti del bambino
La soluzione più indicata consiste quindi nell’iniziare ad osservare i comportamenti del bambino nel periodo normalmente previsto per l’avvio dello svezzamento, valutando attentamente quegli indicatori (posizione seduta stabile, interessamento al cibo mangiato dai genitori, scomparsa del riflesso di spinta linguale) che confermino la sua predisposizione alla graduale sperimentazione di nuovi elementi.