Nel Regno Unito sta facendo molto discutere nelle ultime settimane il caso di una donna disabile di vent’anni a cui i giudici dell’Alta Corte di Londra hanno ordinato di interrompere la gravidanza: la motivazione della sentenza è che questa è stata emessa “per il suo interesse” ma vi sono degli aspetti poco chiari nella vicenda.
Interruzione di gravidanza per la donna disabile
Il caso di cronaca che sta dividendo di recente l’opinione pubblica britannica ricorda da vicino quello di un’altra giovane donna con problemi mentali a cui era stato imposto un dispositivo contraccettivo subito dopo il parto: tuttavia stavolta la protagonista della vicenda è una ragazza di vent’anni incinta di circa dodici settimane (le cui generalità non sono state diffuse ai media per tutelarne la privacy) e a cui i giudici dell’Alta Corte di Londra hanno imposto di abortire. “Interromperne la gravidanza costituirebbe una grave interferenza nella sua vita” ha scritto nella sentenza David Basil Williams aggiungendo però che si tratta di una decisione presa nel suo interesse dato che la donna in questione sarebbe stata violentata.
Le motivazioni dei giudici inglesi
Attorno a questo spinoso caso vi sono infatti ancora dei punti oscuri: la 20enne che risiede nel nord dell’Inghilterra avrebbe “l’età mentale di una bambina” e potrebbe essere stata messa incinta contro la sua volontà da un uomo a sua volta affetto da disabilità mentale e non in grado di capire ciò che stava facendo. In attesa che questi aspetti vengano chiariti dall’inchiesta in corso e che alle autorità arrivino i risultati del test del DNA a far discutere è il contenuto della sentenza di cui sopra: secondo i giudici la prosecuzione della gravidanza potrebbe influire negativamente sul benessere psico-fisico della presunta vittima dello stupro aggravandone la salute mentale. A smorzare le polemiche ci ha pensato però la stessa famiglia della ragazza dopo aver letto la sentenza: pur dicendosi cattolici praticanti i suoi famigliari concordano con la decisione dell’Alta Corte di procedere con l’aborto in modo da tutelarne gli interessi, anche se esperti di diritto hanno ribattuto sottolineando che “un aborto in mancanza del consenso della donna è una violazione dei suoi diritti nonostante tale ingerenza sia legittima e proporzionata al caso in questione”.