È piuttosto particolare il caso verificatosi a Caserta nel quale un dipendente dell’ufficio anagrafe si è rifiutato di dare (contro le indicazioni dettate dalla normativa) il cognome del padre biologico a un bambino.
La madre del piccolo è riuscita a rimanere incinta grazie alla fecondazione assistita ma durante i nove mesi di attesa l’amore tra i due neo genitori è finito e quindi hanno deciso di concludere la loro relazione. In seguito alla rottura tra i due, il padre si è rifiutato di riconoscere il bambino nonostante la certificazione della sua paternità nel contratto di fecondazione assistita.
Il padre si rifiuta di riconoscere il bambino
Una volta nato il bambino, la donna si è recata all’ufficio anagrafe, portando con se tutti i documenti che certificavano la paternità del suo ex compagno, per dare al figlio il cognome del padre biologico. Tuttavia il dipendente di turno ha spiegato alla donna che il caso in questione non fosse di sua conoscenza e successivamente le ha spiegato che avrebbe dovuto rivolgersi al tribunale con il fine di ottenere il riconoscimento da parte del padre.
La donna si è quindi rivolta a un avvocato che ha spiegato che secondo la normativa vigente dare il consenso per il processo di fecondazione assistita equivale al riconoscimento del piccolo. Pertanto l’uomo non può astenersi dal riconoscere il proprio figlio nonostante la rottura con la neo madre.
La vicenda ha suscitato lo scalpore di tutti i cittadini di Caserta per via dell’ignoranza del funzionario che avrebbe dovuto conoscere o almeno informarsi riguardo la legge vigente.
La fine della relazione tra i due coniugi e il cambio di decisione da parte dell’uomo non sono sufficienti per ottenere il disconoscimento della propria paternità. L’avvocato Posillipo ha infatti spiegato che in queste situazioni la legge cerca in ogni modo di tutelare i bambini, i quali non hanno merito nelle decisioni (giuste o sbagliate che siano) dei propri genitori.