Il glifosato fa male alla salute. L’erbicida più usato al mondo viene oggi bandito anche dai ginecologi, dal momento che la stragrande maggioranza di essi lo considera potenzialmente dannoso per le neo mamme, le donne in gravidanza e per tutti gli individui in senso generale.
La dichiarazione della Federazione e gli effetti sulla salute
Dopo aver consultato a lungo i risultati rilevati da una serie di studi sull’argomento, anche la Federazione Italiana dei ginecologi si è espressa in maniera negativa sull’utilizzo del glifosato, tanto da considerarlo uno degli erbicidi più pericolosi al mondo per le donne in gravidanza.
Le tesi conclusive vedono d’accordo l’Oms e l’Onu, che si uniscono insieme e fanno scudo nei confronti di un argomento delicato, ancora oggi trascurato degli esperti. Al momento, i danni sulla salute sono sugli occhi di tutti anche se parecchi di questi non sono stati ancora provati da studi medico-scientifici appropriati.
A fronte dei quasi sei miliardi di chilogrammi di glifosato utilizzati fin dall’esordio sul mercato avvenuto all’indomani del 1961, i ginecologi affermano la volontà unitaria nel cambiare radicalmente l’approccio nelle metodiche di utilizzo dell’erbicida più diffuso al mondo.
Gli studi scientifici sugli effetti del glifosato e il principio di precauzione
L’esposizione per lungo tempo a sostanze chimiche utilizzate in ambito agrario, prima fra tutte al glifosato, implica un notevole aumento del tasso di casi di cancro che interessano sia la donna, sia il feto e un incremento significativo della probabilità che il neonato presenti, alla nascita, numerose malformazioni fisiche, difetti del sistema nervoso, problemi all’apparato respiratorio, etc.
Nella fattispecie è stato reso pubblico il cosiddetto principio di precauzione, allo scopo di ottimizzare i risultati riscontrati a seguito degli studi sugli effetti dell’esposizione alle sostanze chimiche.
Secondo tale principio, si ha l’obbligo morale di difendere gli individui dall’esposizione alle sostanze dannose, almeno fino a quando non si riscontrano studi che attestino una reale innocenza delle medesime al cospetto della salute umana.