Lo stress delle mamme in gravidanza è spesso sotto la lente d’ingrandimento degli scienziati per dimostrare quanto sia dannoso per la salute psico-fisica dei nascituri. Ma secondo uno studio svedese lo stress delle mamme non ha per forza un’influenza negativa sui bambini. Anzi, i loro figli sarebbero più resilienti, più “allenati” ad affrontare le difficoltà della vita.
Stress in gravidanza? I bambini potrebbero sviluppare un “anticorpo” allo stress
Lo stress delle mamme in gravidanza non è sempre dannoso. È questo il risultato di una ricerca condotta dall’Università di Linkoping in Svezia, che ha di fatto messo in discussione la credenza secondo cui problemi di stress e affaticamento durante la gestazione e nel periodo dell’allattamento potrebbero causare danni psicologici al bambino. La ricerca svedese rovescia l’opinione diffusa delle ricadute esclusivamente negative sui bambini delle mamme stressate. Dopo aver esaminato 120 madri e altrettanti bambini di un quartiere molto difficile del Brasile, dove violenza e abusi domestici sono all’ordine del giorno, lo studio ha avanzato nuove teorie sull’impatto psicologico dell’ambiente sui nascituri.
Infatti, le madri esaminate dai ricercatori soffrivano di depressione, PTSD (Disturbo da stress post traumatico) e ansia. I bambini, invece, avevano sviluppato una sorta di anticorpo allo stress, ovvero avevano la capacità di “spegnere le risposte allo stress“.
Ad affermarlo è stato il dottor Daniel Nätt, che ha seguito la ricerca, secondo cui i bambini intervistati avevano minori conseguenze psichiatriche dovute allo stress prenatale, rispetto ad altri bimbi cresciuti in comunità più tranquille. “Non tutti i bambini esposti allo stress sviluppano poi disturbi legati allo stress. Anzi, molti sviluppano una sorta di resilienza psicologica, mostrando di non avere alcuna risposta negativa (se non positiva) a situazioni di stress molto gravi per la madre“.
I meccanismi di difesa iniziano nel grembo materno
Secondo gli scienziati si tratterebbe di un “meccanismo di difesa che rende i piccoli resistenti a ogni tipo di problema, come se fossero preparati e dunque non subirebbero ulteriori conseguenze”. Secondo i ricercatori, i feti che cominciano a percepire lo stress e il disagio della madre nell’utero, sarebbero molto più allenati allo stress. E per lo stesso principio sarebbero più resistenti all’invecchiamento. Mentre, invece, neonati cresciuti in una casa tranquilla, senza alcun tipo di problema, avrebbero reazioni diverse allo stress.
In sostanza lo studio afferma che gli umani possono essere influenzati da mutamenti epigenetici per adattarsi all’ambiente ostile che la madre ha dovuto affrontare durante la gravidanza.
Chiaramente il contesto analizzato dagli scienziati è piuttosto estremo e non rispecchia la normale situazione auspicabile per la nascita di un bambino.
Le ricerche contrastanti
Ad ogni modo, lo studio svedese è pioniere di questa nuova teoria e contrasta infatti con tutte le ricerche precedenti, che si erano concentrate sull’impatto negativo di ambienti stressanti sulla salute psico-fisica di un bambino. Sono tantissimi gli studi che si sono concentrati su quest’aspetto, dimostrando come un neonato debba vivere in un ambiente sano e tranquillo.
Tra questi ce n’è uno del 2011 condotto dall’Institute of Psychiatric del King’s College di Londra, secondo cui lo stress delle madri provocherebbe l’irascibilità dei bambini. Ci sarebbe un legame tra lo stress psichico della madre durante la gravidanza e il comportamento del bambino in età adolescenziale. Gli ormoni della madre aumenterebbero la possibilità per un bambino di sviluppare il disturbo da deficit di attenzione e iperattività.
A stabilire una correlazione tra la situazione psicologica della mamma in gravidanza e nel periodo di allettamento con eventuali problemi comportamentali del bambino è stata anche la Scuola di Medicina Veterinaria dell’Università della Pennsylvania in una ricerca condotta nel 2013. I dati hanno suggerito che le madri in gravidanza riuscivano attraverso la placenta a trasmettere stress al bambino, sviluppando una proteina che potrebbe causare autismo e schizofrenia.