A Barranquilla, una tranquilla cittadina colombiana, lo scorso 22 febbraio è nata Izmara una bambina con una cisti al fegato, che poi si è rivelata essere una gemella “parassita” posizionata nell’addome.
Pur non disponendo di un cuore o di un cervello, ma solo gli arti superiori ed inferiori, la gemella “parassita” di Izmara ha continuato a crescere grazie al suo cordone ombelicale attaccato all’intestinto della sorella sana.
Il 23 febbraio, il giorno successivo alla sua nascita, la piccola Izmara è stata sottoposta ad un complicato intervento che ha permesso la rimozione del “parassita”.
Il caso
Quello di Izmara è un circostanza davvero rara che in medicina è conosciuta con il nome di “fetus in fetus“. Si tratta di una malformazione che, nel caso della bimba colombiana, è stato scoperta durante un’ecografia in 3D alla 35esima settimana di gestazione.
In un primo momento, l’ecografo ha pensato ad una cisti addominale. Successivamente, grazie ad un Color Doppler è stato possibile distinguere in modo netto i vasi sanguigni che irroravano gli arti della gemella “parassita”. A questo punto non ci sono stati dubbi sul fatto che si trattasse di un rarissimo caso di “fetus in fetus”, di cui al mondo sono documentati solo 100 casi, tutti scoperti alla nascita.
Il taglio cesareo e l’intervento di rimozione della gemella “parassita”
Quando si è scoperto della malformazione di Izamara si è pensato di procedere con un taglio cesareo alla 37esima settimana di gestazione anche perché, dai monitoraggi eseguiti, si è notato che il feto “parassita” stava crescendo ad una velocità notevole, rischiando di compromettere gli organi interni della piccola.
Così, lo scorso 22 febbraio è venuta al mondo la Izmara e, senza perdere altro tempo, il giorno successivo alla sua nascita la piccola è stata sottoposta ad un complesso intervento di rimozione della gemella “parassita”.
Il corpo estraneo rimosso dalla neonata aveva una misura pari a 45 millimetri per 14 grammi di peso.
I medici dell’ospedale colombiano che si sono occupati dell’intervento hanno spiegato che il “parassita” ha cessato di “vivere” non appena è stato reciso il cordone ombelicale che lo teneva in vita.
Il dottor Miguel Parra-Saaveda che, con la sua equipe, si è fatto carico della responsabilità di operare Izmara e di salvarle la vita ha spiegato le ragioni che lo hanno spinto ad intervenire prima della fine della gestazione: “Inizialmente abbiamo deciso di far portare avanti la gravidanza il più a lungo possibile per evitare tutti i rischi che comporta una nascita prematura. Ma nelle ultime due settimane il gemello era cresciuto del 20-30%, in modo sorprendentemente rapido, e la situazione stava minacciando la salute di Izamara”