Una giovane mamma di nome Krista Davids, degli USA, porta in grembo la sua dolce bambina, nonostante sa già che appena partorirà la bambina morirà, perché è malata terminale. La notizia sta facendo il giro del mondo. Questa mamma, dal cuore tenero, nonostante le moltissime difficoltà che sta incontrando, ha deciso lo stesso di partorire, perché così, potrà donare gli organi della propria figlia ad altri bambini malati.
La storia
Due genitori, entrambi giovani, con la possibilità di avere una bambina, che avrebbero dovuta chiamare Rylei Ascadia, ma non sarà così. Alla diciottesima settimana di gravidanza il dottore annuncia alla coppia che la figlia ha purtroppo una malattia rara e grave, che non le permetterà di sviluppare parti principali del cervello, causandone la morte. Avevano due possibilità: interrompere la gravidanza, oppure continuare a portarla a termine, ma con la probabilità che sarebbe potuta morire nel grembo, o che sarebbe nata morendo dopo solo pochi giorni. Una situazione e scelta difficile per i due genitori così giovani e inesperti.
Hanno optato di portare a termine la gravidanza, con tutti i rischi e pericoli annessi, perché solo così avrebbero dato la possibilità di salvare due bambini malati. Durante la gravidanza i genitori si sono comportati come avrebbero fatto tutti i genitori in dolce attesa, trasmettendo felicità alla bambina in grembo, facendole ascoltare la sua musica preferita. Sentirla scalciare nella sua pancia la faceva sentire bene, riferisce la madre. Mai avrebbe pensato che la bambina si potesse muovere nel ventre e, addirittura si percepisse attraverso la sua pancia la forma della sua minuscola mano.
Dalla tristezza alla speranza
La bambina è nata senza complicazioni il giorno di Natale ed è morta all’inizio dell’anno nuovo. Sono stati donati i polmoni e il cuore che hanno donato la vita a due splendidi bambini. Anche i medici erano meravigliati da un gesto così grande e generoso. Sono due genitori che, per una volta, non hanno pensato solo al loro bene, ma al bene di altre persone.