Diventare mamma dopo aver avuto un tumore è possibile: anche in Italia sempre più donne ricorrono a delle tecniche per preservare la propria fertilità, congelando di fatto i propri ovociti e il tessuto ovarico prima della chemioterapia.
Il sogno della maternità dopo il cancro
Quando una donna scopre di avere un tumore (e nel caso di quello al seno, come è noto, le possibilità di guarire sono addirittura dell’85%) una delle domande che con più frequenza viene rivolta al proprio medico è se si potranno avere bambini.
Sottoporsi a dei cicli di chemio e di radioterapia rischia infatti di inficiare la fertilità, ma le possibilità di successo sono in aumento. Secondo una indagine infatti. anche in Italia sono sempre più le donne che ricorrono a terapie ad hoc che consentono di congelare, prima ancora di cominciare le cure anti-tumorali, il tessuto ovarico e gli ovociti in vista di una possibile gravidanza.
Nonostante si tratti di tecniche sperimentali che si stanno facendo strada solo negli ultimi tempi, secondo l’AIMAC (Associazione Italiana Malati di Cancro) negli ultimi dieci anni sono state 3519 le pazienti oncologiche che hanno deciso di fare ricorso alla crioconservazione.
La scelta della crioconservazione
Tuttavia, come fatto notare in un recente incontro tenuto proprio dalla stessa associazione e in base a quanto emerso dal Registro di Procreazione Assistita dell’Iss (Istituto Superiore di Sanità), si sta parlando di tecniche al momento sperimentali e che spesso gli stessi oncologi non ricordano di proporre alle donne, specialmente quelle più giovani e che ancora non hanno realizzato il proprio sogno di diventare madri.
Uno dei principali ostacoli, oltre all’urgenza in alcuni casi di cominciare quanto prima le terapie anti-cancro, è l’età della paziente e ovviamente la sua riserva ovarica: una volta tenuto conto di questi aspetti però la scelta della crioconservazione si rivela molto utile.
Secondo alcuni studi una gravidanza successiva a un tumore non sottopone la donna ad alcun rischio di recidiva della malattia, né tantomeno corre pericoli il bambino nato da una mamma che in precedenza si era sottoposta a delle terapie antineoplastiche.