C’erano le cenette senza figli. Quelle romantiche, quelle fra amici e quelle in famiglia. Le cenette frugali, perché eri stanca, dopo il lavoro o perché dovevi scappare al cinema. C’erano le cenette davanti alla tele, o al telefono o a chattare.
In qualunque di questi casi, sapevi di aver mangiato, ne avevi consapevolezza.
Avevi mangiato con il naso, con gli occhi e alla fine con la bocca.
Poi sono arrivati i figli. Uno, due, tre e quanti ne vuoi. È cominciato il dramma.
Con un figlio solo, per carità, si mangiava …. male eh, velocemente, eh. Separatamente, sempre.
Uno cullava il bambino e l’altro ingurgitava, con violenza, non masticava, buttava giù. Beveva, solo se non lo aveva fatto nelle precedenti sei ore, altrimenti non era giustificato.
Appena finite le operazioni di smistamento rifiuti (umido, plastica, indifferenziato), il pupo veniva passato a chi si era riempito lo stomaco. L’altro si sedeva per cenare.
La forza di inerzia lo faceva dondolare, come avesse ancora qualcosa fra le braccia. Mangiava ma senza alzare la testa dal piatto, non voleva essere testimone di scene che lo avrebbero potuto impietosire, costringendolo a correre in soccorso dell’altro: tipo un pannolino pieno di pupù.
Poi il figlio non è più stato solo. A dargli man forte è arrivato un fratello o forse più.
Non è prole, è associazione a delinquere. Tra i loro obiettivi: farti dimagrire.
Quei tipi dalle buffe sembianze paffutelle e tenerelle, faranno ti tutto per farti perdere l’amore per il cibo. Ti spingeranno a: “No, caro, io ci rinuncio, da domani non ceno più! Preferisco saltare il pasto, ma con quei due, a tavola, manco morta.”
Esagerata? Macché!
Tu metti in tavola, il piatto al posto del piatto, il bicchiere al posto del bicchiere, tovaglioli, posate e acqua. Non appena vi sedete intorno al desco, si scatena l’inferno. È Baby Russel Crowe che dà il segnale: un piccolo urlo, un bavaglino che parte, la tovaglia tirata, e saltano in aria vettovaglie e cibo.
Ma tu sei paziente, rimetti tutto a posto e ricominci. Soffi sul boccone di uno, sminuzzi ad un altro. Separi ciò che piace da ciò che non piace. Uno si arrampica sul tavolo, l’altro ti ruba il tozzo di pane. Uno rigurgita il pranzo del giorno prima, all’altro gli scappa la cacca.
Uno non ti caxxa mai, ma in quel momento vuole mangiare seduto su di te, l’altro cerca di tagliarti il polso con il coltello di plastica. Uno ti dice, mamma, mangia prima tu, poi mi aiuti, mentre l’altro si è fregato tutto.
” No, caro, io ci rinuncio, da domani non ceno più! Preferisco saltare il pasto, ma con quei due, a tavola, manco morta.”