In occasione dell’elezione del nuovo presidente, tenutasi nel corso del XXIV Congresso (Roma, 26-29 settembre), la Società Italiana di Neonatologia ha lanciato l’allarme, evidenziando come ancora oggi il livello della qualità delle cure fornite ai bebè sia molto differente tra Nord e Sud del Paese e presenti diseguaglianze difficili da eliminare.
L’allarme lanciato dalla Società Italiana di Neonatologia
La qualità delle cure proposte ai neonati è a forte rischio oggigiorno e in Italia esistono ancora delle forti disparità legate a fattori geografici: è questo l’allarme lanciato dal professor Fabio Mosca, da poco eletto nuovo presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN) e che ha colto l’occasione, durante il recente Congresso tenutosi a Roma, per fare il punto della situazione e dichiarare gli obbiettivi per l’associazione nel prossimo triennio 2018-2021.
“Le cure neonatologiche e perinatali presentano numerose criticità: secondo i recenti dati CeDAP si evidenziano marcate disuguaglianze” ha spiegato Mosca durante il suo intervento, aggiungendo anche che le disparità si riflettono sugli stessi livelli di salute fin dalla nascita e portano a situazioni di svantaggio inaccettabili, se è vero che le cure per determinate fasce della popolazione, e in particolar modo per i neonati del meridione, risultano carenti rispetto ad altri casi invece molto virtuosi nel Bel Paese.
Cure per i neonati e carenze del sistema
Infatti, alcuni dei dati citati dal professor Mosca fanno rabbrividire e “fotografano” meglio di tante parole un fenomeno spesso sottovalutato: basti pensare che al Sud il tasso di mortalità neonatale in alcune regioni è superiore a quelle del Settentrione del 39%.
Dunque il “riequilibrio dei differenziali geografici” rappresenta una delle sfide per la SIN nei prossimi anni e intende focalizzarsi non solo sulla qualità stessa delle cure ma su interventi volti ad invertire il trend tutto italiano della denatalità, aumentando anche le risorse destinate a soddisfare la domanda assistenziale.
Secondo il neopresidente della SIN, inoltre, uno dei problemi va ricercato non solo nella carenza di strutture idonee ma pure nella penuria di neonatologi e infermieri, aspetto che va a penalizzare inevitabilmente il livello delle cure.
Ad esempio nel 2017, dei circa 464mila bambini nati, addirittura il 10% era prematuro e necessitava di assistenza specializzata che invece spesso è mancata. “Infine, bisogna ripensare l’intero modello, affrontando anche il problema del sostegno alle famiglie che oggi è carente” ha concluso il professore.