La polizia greca ha scoperto un racket basato sul traffico di neonati che faceva capo a una organizzazione bulgara: la banda vendeva i bimbi partoriti da alcune complici a 18mila euro l’uno e aveva agganci anche in Italia.
Traffico di neonati in Grecia
L’operazione è stata condotta ad Atene grazie a degli agenti in incognito che, sotto copertura, si sono messi in contatto con la banda e hanno inscenato l’acquisto di un neonato: è così che una organizzazione che faceva capo ad alcuni bulgari è stata sgominata, portando all’arresto in Grecia di nove persone, accusate di traffico di neonati a delle coppie senza figli, alcune delle quali residenti in Italia. La donna di nazionalità bulgara con cui i poliziotti in incognito avevano preso accordi viveva in un appartamento della capitale e, assieme ad altre tre, aveva dato alla luce il proprio bebè per poi venderlo per la cifra di 18mila euro l’uno.
Indagine tra Italia e Bulgaria
Stando alla polizia greca, l’organizzazione dedita a questo racket agiva solamente da pochi mesi ma ha confermato come la Bulgaria sia un Paese-chiave per un fenomeno che non accenna a diminuire: già in passato era stata smascherata la vendita di neonati partoriti da donne dell’Est a dei nostri connazionali che non potevano avere figli, aggirando la legge italiana sulle adozioni attraverso il pagamento di una somma ingente.
In pratica, i genitori si affidavano a uno degli arrestati nel corso del blitz avvenuto ad Atene affinché “reclutassero” in Bulgaria delle mamme all’ottavo mese di gravidanza e disposte a vendere i bimbi dopo averli partoriti in Italia. Un vero e proprio “supermarket dei neonati” scoperto grazie alle indagini partite già alcuni anni fa in provincia di Caserta, dove gli inquirenti avevano messo sotto la lente di ingrandimento alcune registrazioni all’anagrafe poco chiare: il trucco consisteva nel dichiarare che il figlio era nato da una scappatella extraconiugale, successivamente perdonata dalla consorte.
Al momento le coppie coinvolte nella compravendita sono state denunciate, mentre il futuro dei bimbi, ora cresciuti, sarà affidato al Tribunale dei Minori.