La pielecstasia fetale, conosciuta anche con il nome di idronefrosi prenatale, è un problema che solitamente viene diagnosticato durante la gestazione. Si tratta di una dilatazione più o meno evidente dei bacinetti renali. Può interessare uno solo dei reni oppure tutti e due ed è associata a una ritenzione delle urine. Vediamo assieme di comprendere meglio cosa comporta questa patologia e come è possibile limitare i danni che può provocare al neonato.
Cos’è la pielecstasia fetale
I reni sono gli organi preposti per la produzione delle urine. Ciascun rene è formato da due parti differenti: una ha il compito di rimuovere scorie, acqua e sale filtrando il sangue mentre l’altra parte non è altro che un contenitore che raccoglie le urine prima dell’espulsione. Quando il feto è affetto da pielecstasia fetale, il rene contiene un quantitativo superiore al normale di urine e ciò lo fa aumentare di volume. I bambini che presentano il problema in forma lieve guariscono spontaneamente con il passare del tempo e non è necessario effettuare interventi di alcun tipo, né farmacologici né chirurgici. Si tratta in fatti di una condizione che non deve destare ansie perché non comporta gravi conseguenze.
Se invece la pielecstasia fetale permane è molto probabile che sia il sintomo di qualcosa di molto più grave come ad esempio un ostacolo che impedisce alle urine di defluire correttamente. In alcuni casi è provocata da una risalita importante delle urine verso il rene stesso.
Idronefrosi prenatale: cosa fare
Nel momento in cui il ginecologo diagnostica una idronefrosi prenatale, è fondamentale sapere se entrambi i reni o uno solo sono coinvolti e a quale grado. Successivamente il medico valuterà attentamente la quantità di liquido amniotico nel quale è immerso il bambino. Questo liquido è prodotto infatti dalle urine del feto e nei casi più complicati di pielecstasia fetale è molto scarso.
Dopo la nascita si può intervenire a seconda della gravità del caso. Se la condizione dei reni ingrossati scompare prima che il bambino nasca il problema si può considerare risolto e non sarà necessario effettuare ulteriori controlli. Se invece anche dopo la nascita il neonato continua ad essere interessato dal problema, bisogna sottoporlo a ulteriori indagini diagnostiche a seconda di quanto le vie urinarie sono dilatate.
Se la pielecstasia interessa un solo rene o comunque è lieve, viene effettuato un semplice controllo ecografico atto a stabilire se siano in corso infezioni entro il compimento del primo mese di vita. In casi più problematici il controllo viene fatto a pochi giorni dalla nascita e spesso viene prescritta una cura antibiotica preventiva per evitare di evitare l’insorgenza di infezioni. A discrezione del pediatra curante possono essere eseguite una cistografia, una scintigrafia e una cistoscopia per individuare con certezza l’origine del problema.