Durante la gravidanza molte donne soffrono di alcuni disturbi di salute, più o meno rilevanti: non solo nausea, stanchezza e mal di testa, ma anche il fastidioso bruciore di stomaco che subentra nella gran parte dei casi dopo i pasti. I problemi legati al reflusso gastroesofageo colpiscono 4 future mamme su 5, e ciò comporta una maggiore assunzione dei cosiddetti PPI (inibitori di pompa protonica) e degli H2RA (antagonisti del recettore dell’instamina-2). Tuttavia occorre prestare una particolare attenzione nei riguardi di tali farmaci, in quanto un recente studio ha messo in luce una possibile correlazione tra gli antiacidi utilizzati in gravidanza per attenuare il reflusso acido e l’insorgenza della sindrome d’asma nei neonati. Scopriamo nel dettaglio ciò che emerge dai dati forniti dal periodico Pediatrics, rivista nella quale sono stati pubblicati i risultati della ricerca.
Asma del neonato: lo studio sugli antiacidi in gravidanza
Riguardo all’assunzione in gravidanza dei PPI e degli H2RA sono stati portati avanti 8 differenti studi, uno dei quali diretto dal Dr. Huahao Shen della Zhejiang University in Cina. In totale sono stati coinvolti 1,6 milioni di persone, molte delle quali provenienti dalla Svezia, Danimarca, Paesi Bassi, Israele e Regno Unito.
Citiamo ciò che pubblica in merito la rivista Pediatrics: “Raggruppando i dati di tutti gli studi è emerso che l’uso di antiacidi in gravidanza è associato ad un aumentato rischio di asma nell’infanzia (rischio relativo [RR]= 1,45, intervallo di confidenza al 95% [CI] 1,35-1,56; I2= 0%; p<0.00001). Il rischio generale di asma durante l’infanzia è risultato aumentato tra chi assumeva inibitori della pompa protonica (RR=1,34, IC 95% 1,18-1,52, I2= 46%; p<0,00001) e chi faceva uso di antagonisti del recettore 2 dell’istamina (RR=1,57; IC 95% 1,46-1,69; I2= 0%; p<0.00001).”
Dunque, dati alla mano, i figli delle donne che hanno assunto antiacidi durante la gestazione, sembrano avere complessivamente il 45% di probabilità in più di sviluppare l’asma in tenera età. Ancor più precisamente, è stato rilevato un rischio del + 34% in caso di assunzione di PPI, mentre si sale al + 57% nel caso la propria madre abbia fatto uso degli H2RA.
La correlazione tra asma infantile e farmaci antiacidi
Occorre tuttavia fare una premessa: tutti gli studi effettuati in merito hanno preso in considerazione solamente i bambini molto piccoli, mentre l’asma viene diagnosticata spesso durante l’adolescenza e in età adulta. Ne consegue che i dati rilevati in merito a tale correlazione non possono essere ritenuti esaustivi. Inoltre, non si ha la certezza che l’asma sia stata causata dai medicinali piuttosto che dal reflusso gastroesofageo stesso, dunque non bisogna creare falsi allarmismi.
“Piuttosto per ridurre il rischio di asma, i fattori su cui porre l’attenzione e sui quali ci sono le prove certe sono il fumo durante la gravidanza e la prima infanzia, l’aumento di peso, l’obesità e lo stress durante la gestazione.” – afferma la ricercatrice Bronwyn Haasdyk Brew.
L’asma è un problema sempre più attuale, in quanto colpisce solamente negli USA un bambino su 10. Secondo l’OMS la principale causa è la grande quantità di allergeni presenti all’interno e all’esterno delle nostre abitazioni. Pensiamo gli acari, al polline, all’inquinamento delle città e alle innumerevoli sostanze chimiche che vengono utilizzate per la detersione quotidiana della casa e dei luoghi che frequentiamo, incluse le scuole.
Tuttavia, la posizione in merito all’argomento del Dr. Huahao Shen appare chiara: le donne che soffrono di reflusso gastroesofageo in gravidanza dovrebbero optare per dei medicinali diversi dai PPI e dagli H2RA, o, ancor meglio, cercare di evitare del tutto gli antiacidi.
Io solo latte.