Nel periodo di maternità anticipata la futura mamma non è obbligata a rispettare gli orari di reperibilità per la visita fiscale, tranne che nella prima settimana di stop dal lavoro. Quando la donna in gravidanza presenta il certificato medico per la gravidanza a rischio (e quindi la maternità anticipata) l’INPS ha 7 giorni di tempo per disporre eventuali controlli, in cui la futura mamma deve rispettare gli orari di visita. Trascorso questo periodo se l’INPS non da comunicazioni di rifiuto della richiesta di gravidanza anticipata, questa si intende come accettata. La donna è ora in maternità e quindi non più soggetta alle visite fiscali.
Maternità e malattia: come funziona?
I dipendenti che usufruiscono di un periodo di malattia sono soggetti alle visite fiscali, ovvero accertamenti del loro stato di salute da parte dell’INPS. Questo non avviene per le donne in maternità. Le donne in dolce attesa devono per legge assentarsi dal lavoro per 5 mesi nel periodo del parto. La futura mamma può scegliere se stare in maternità da 2 mesi prima a 3 mesi dopo la data del parto oppure da 1 mese prima a 4 mesi dopo. Ovviamente per calcolare i mesi in anticipo si utilizza il giorno stimato per il parto. A questo periodo obbligatorio, in cui la neomamma non può, per legge, lavorare neanche volendo, si può aggiungere la maternità facoltativa, che può arrivare fino all’anno d’età del bambino. Il periodo di maternità non è considerato come malattia e non è soggetto a visite fiscali, sia durante i mesi obbligatori che quelli facoltativi.
Maternità anticipata e gravidanza a rischio
Se la gravidanza è a rischio e la salute della madre o del feto sono a repentaglio il medico può disporre l’immediata interruzione dell’attività lavorativa. La maternità anticipata può essere concessa per problemi di salute della madre sia pregressi sia verificatisi durante la gravidanza, oppure per il rischio di aborto spontaneo. Il medico in questi casi redigerà un certificato che autorizza la donna ad assentarsi dal lavoro con effetto immediato e fino alla fine della maternità regolare. Per alcune professioni considerate rischiose la maternità anticipata scatta in automatico.
Visita fiscale in maternità nei primi 7 giorni
Quando il certificato del medico viene presentato all’INPS, in particolare alla Direzione Territoriale del Lavoro (DTL), quest’ultima ha 7 giorni di tempo per analizzare la richiesta ed eventualmente procedere ad una verifica, ovvero ad una visita fiscale. Durante questa prima settimana la donna è tenuta a rispettare gli orari di reperibilità per la visita fiscale. Dall’ottavo giorno l’obbligo però decade. Trascorsi questi 7 giorni infatti l’INPS deve accettare o rifiutare la richiesta di maternità anticipata con validità di silenzio assenso. Comincia quindi il periodo di maternità, in cui le visite fiscali non sono in nessun caso previste.