Il tempo è scaduto e la gravidanza si protrae oltre la data presunta del parto. Si tratta di una situazione molto comune che però non deve destare particolari preoccupazioni. Cosa fare quando scade il tempo dunque? Esistono degli esami specifici ai quali sottoporsi per verificare che tutto stia procedendo per il meglio: scopriamoli assieme.
Gravidanza oltre il termine
Dopo una lunga attesa di nove mesi è arrivato il giorno della data presunta del parto.
Il bambino però non ne vuole sapere di nascere e si fa attendere ancora un po’. È una situazione che capita frequentemente tanto che si calcola che siano il 30% delle mamme a incorrere in questa situazione.
È del tutto normale giacchè la gravidanza viene considerata a termine fra la 38° e la 42° settimana di gestazione.
Non bisogna preoccuparsi più del dovuto: basta aspettare che il bambino finalmente si decida a venire alla luce per la gioia di chi lo attende con molta ansia. Raggiunta la 40° settimana è necessario però effettuare dei controlli in ospedale per verificare che tutto stia procedendo per il meglio.
I controlli di routine dopo la scadenza del termine
Presso la struttura ospedaliera verrà effettuato un monitoraggio cardiotocografico per controllare la regolarità del battito cardiaco del bambino.
Subito dopo viene effettuata un’ecografia per valutare con accuratezza la quantità di liquido amniotico presente nell’utero. Se tutti i parametri rientrano nella norma, alla futura mamma verrà fissato un nuovo appuntamento due o tre giorni dopo. Nel caso in cui i parametri si discostassero dalla norma, la mamma verrà ricoverata per tenere meglio la situazione sotto controllo.
Entro le due settimane dalla data presunta del parto il bambino deve necessariamente nascere altrimenti si rischia che inizi a mancare il liquido amniotico o che si intorbidisca. Se entro la 41° settimana più due o tre giorni la nascita ancora non è avvenuta, alla mamma viene indotto il parto adoperando la somministrazione di ossitocina.