L’utero retroverso è una particolare variante anatomica che solitamente non comporta alcun problema nella salute delle donne e che non ostacola in alcun modo né la gravidanza né il concepimento.
Cos’è l’utero retroverso e cosa comporta in gravidanza
Fino a non troppi anni fa l’utero retroverso era trattato alla stregua di un problema piuttosto serio e talvolta si interveniva anche al livello chirurgico per riportarlo nella posizione opposta. Invece più recentemente si è scoperto essere una variante anatomica che ha una scarsa importanza e che non interferisce minimamente con il concepimento o con la gravidanza. L’utero ha una forma a pera capovolta. La parte più voluminosa abitualmente è rivolta verso la vescica ma, una donna su cinque, ha l’utero rivolto verso il retto. Durante la gravidanza, fra la 15 e la 16 settimana di gestazione, l’utero da solo si sposta in avanti e rimane in tale posizione fino a dopo il parto. Dopo circa un mese dalla nascita del bambini, l’utero ritorna nella posizione retroversa poiché i suoi legamenti tendono a riportarlo nella posizione naturale.
Le cause dell’utero retroverso
Spesso l’utero retroverso è congenito ovvero si nasce con questa anomalia anatomica. Probabilmente è presente anche un importante fattore ereditario in quanto sovente la stessa anomalia si presenta in più donne della medesima famiglia. Talvolta l’utero diventa in un secondo momento retroverso come conseguenza di altri fattori come la presenza di un fibroma voluminoso o aderenze nella zona pelvica. L’utero retroverso non dà alcun sintomo riscontrabile o particolari fastidi che ne evidenzino la sua presenza. Alcune donne potrebbero avere durante le mestruazioni dei dolori di schiena invece che di pancia ma sono sintomi poco riconoscibili nettamente. Solitamente le donne vengono messe a conoscenza di questa anomalia durante una visita ginecologica.